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Obama e Copenhagen: le reazioni di Germania e Francia

Reazioni dure alle dichiarazioni cino-americane sulla Conferenza di Copenhagen, soprattutto dai leader europei Merkel, Sarkozy, e dal commissario Ue all'Ambinente Stavros Dimas

(Rinnovabili.it) – La Merkel e Sarkozy non fanno nulla per dissimulare la loro disapprovazione per quello che Obama e il presidente cinese hanno reso noto in merito all’impossibilità di concludere un accordo concreto a Copenhegen.
Ricordiamo che Angela Merkel, nella primavera 2007, propugnò un programma molto avanzato, cui poi si ispirò la Ue con l’ormai famoso pacchetto “20-20-20”. E’ comprensibile quindi che sia irritata nei confronti dei grandi paesi inquinatori che, lungi dal definire obiettivi concreti, insistono a non voler cedere la loro posizione, malgrado tutte le enunciazioni di buoni intenti, adesso a meno di un mese della conferenza affermano che non c’è abbastanza tempo per un accordo comune e condiviso.
“Non accetteremo di prendere degli impegni e guardare gli altri che dicono vedremo domani – è invece la dura replica del presidente francese Sarkozy, riferendosi agli Usa – La prima economia del mondo deve essere all’altezza delle sue responsabilità”.
Anche il commissario Ue all’Ambiente è piuttosto seccato.
“Deve essere chiaro che un accordo vincolate dal punto di vista giuridico – ribadisce – non è un problema di se ma solo di quando. E da Copenhagen dovrà comunque uscire una cornice che fornisca una base operativa per tutti i negoziati successivi”.
L’Unione Europea è forse uno degli organismi più colpiti dal generale passo indietro di molti paesi rispetto alle intenzioni di arrivare ad un impegno comune e condiviso a Copenhagen. E soprattutto è grave che sia passato il principio che una data definitiva e decisiva come era stata concepita quella della Conferenza di dicembre possa essere tramutata in una tappa di un processo di trattative in due tempi che oggi si dice avrà la sua conclusione nel 2010. Ma rimandata una volta la scadenza imprescindibile, chi ci dice che non verranno trovate altre motivazioni per rimandare l’accordo al 2011 o al 2012 o a chissà quando?