Vienna spegne definitivamente l'impianto di teleriscaldamento di Mellach, l’ultimo rimasto a usare il carbon fossile. Il ministro austriaco dell’Ambiente Gewessler: “Entro il 2030 solo elettricità verde” . E Stoccolma anticipa di 2 anni il phaseout.
L’Austria è divenuto il secondo Paese UE a fermare la combustione del carbone
(Rinnovabili.it) – L’impegno era stato annunciato nel 2019, dopo anni di lotte da parte degli attivisti locali. Oggi Vienna mantiene le promesse e chiude la sua ultima centrale a carbone. L’impianto – un sistema di teleriscaldamento a Mellach, nella Stiria – ha spento definitivamente le macchine lo scorso venerdì, segnando un traguardo fondamentale per la Nazione. L’Austria è diventata, infatti, il secondo Stato membro dell’UE, dopo il Belgio, ad aver concluso il suo phaseout.
Il ministro per il clima e l’ambiente, Leonore Gewessler, ha commentato con soddisfazione la notizia attraverso i social. “La chiusura dell’ultima centrale a carbone costituisce un passo storico”, ha affermato la Gewessler. “L’Austria sta finalmente abbandonando l’elettricità da carbone e muovendosi verso l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Entro il 2030, il 100% dell’energia elettrica sarà verde. Il nostro sistema energetico sarà rimodellato in modo pulito, economico e soprattutto sicuro”.
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A sottolineare l’importanza della giornata è anche l’associazione austriaca Global 2000, che da anni si batte in patria per la tutela di ambiente, clima e società. “È un giorno storico per la protezione del clima in Austria, le persone nel nostro paese possono tirare un sospiro di sollievo. Beneficeremo tutti di un’aria più pulita e di una migliore salute”.
Ma nonostante il celebrato addio all’ultima centrale a carbone, gli attivisti invitano a non abbassare la guardia. Sebbene il combustibile non sia più utilizzato a livello nazionale per generare elettricità, grandi quantità sono ancora destinate ad essere sfruttate dall’industria siderurgica. E circa 6.000 famiglie ne fanno uso per il riscaldamento.
Gli ambientalisti sono più che decisi a non mollare. “Siamo lieti che la nostra insistenza abbia dato i suoi frutti”, scrive Global 2000. “Ora è il momento di fare un passo avanti, perché siamo ben lontani dal raggiungere l’obiettivo di un futuro di energia rinnovabile al 100%. Il governo federale deve preparare rapidamente le mosse successive”.
Anche la Svezia dice addio al carbone
All’Austria va comunque il merito di aver perseguito il programma di phaseout molto in anticipo rispetto agli altri Stati membri, ma non è la sola.
In questi giorni, infatti la Svezia ha annunciato la chiusura dello stabilimento Värtaverket di Stoccolma Exergi AB. L’impianto era una centrale di cogenerazione alimentata a carbone, in funzione dal 1989; l’ultima ad usare questo carburante sul territorio nazionale. Il gestore ha spento i macchinari il 16 aprile, con ben 2 anni di anticipo rispetto il programma preparato dal governo.
“Con la Svezia che ha abbandonato il carbone nella stessa settimana dell’Austria, la traiettoria discendente di questo combustibile in Europa è ormai chiara”, ha dichiarato Kathrin Gutmann, attivista di Europe Beyond Coal.
In base ai piani nazionali, altri sei Paesi dovrebbero seguirne l’esempio. Francia e Svezia hanno in programma di chiudere le loro centrali a carbone nel 2022; seguiranno la Slovacchia e il Portogallo (2023), il Regno Unito (2024), l’Irlanda (2025) e quindi l’Italia (2025). Bisognerà, invece, aspettare il 2028 per vedere lo spegnimento dell’ultima centrale a carbone greca. In coda i Paesi Bassi (2029), la Finlandia (2029), l’Ungheria (2030) e la Danimarca (2030).
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