Secondo gli esperti non serve una deroga. Ciò che conta, piuttosto, è stabilire degli incentivi sulle auto elettriche, puntando ad aumentare la competitività del mercato.
L’industria automobilistica chiede una deroga sulle emissioni per l’emergenza coronavirus
(Rinnovabili.it) – Lo scorso 25 marzo, le principali aziende che ruotano intorno all’industria automobilistica europea hanno scritto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per chiedere di allentare le norme antinquinamento nel comparto automobilistico.
Giocando la carta del coronavirus e facendo leva sulla complicata situazione attuale e l’inevitabile crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria, produttori, fornitori e rivenditori hanno chiesto una deroga sulla legge europea riguardante le emissioni di CO2. In vigore dal 1 gennaio 2020, la normativa impone che almeno il 95% delle auto prodotte e vendute in Europa non superi la media dei 95g di CO2 per km.
La strategia delle lobby appare chiara: poiché si venderanno meno auto, quest’ultime potranno sforare i limiti massimi previsti dalla legge. Ma la soluzione non sembra essere così semplice. Fissato nel 2008 e riconfermato nel 2014, l’obiettivo non riguarda infatti i numeri assoluti, ma le emissioni medie della flotta. Pertanto, il calo delle vendite di automobili non influirà automaticamente sulla conformità alla legge.
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La preoccupazione di produttori e fornitori è quella secondo cui il vincolo normativo rischia di escludere dai giochi auto più impattanti dal punto di vista ambientale – come nel caso dei SUV – a favore di modelli più piccoli e meno potenti. Tra questi, un ruolo fondamentale sarà giocato dai veicoli elettrici (EV).
Nei primi due mesi del 2020, la quota di EV nelle vendite complessive è più che raddoppiata nell’UE, passando dal 3,1% a oltre il 6% del totale. Guardando ai numeri, infatti, il 2020 è risultato essere un anno record per le vendite di auto elettriche: la Francia, prima in Europa, ha raggiunto l’8% delle nuove vendite con i veicoli EV, la Germania il 7%, il Regno Unito il 6%, la Spagna il 3% e l’Italia, ultima nella top 5, il 2%.
Tuttavia, secondo gli esperti, più che una “deroga” sulle emissioni, per proteggere l’industria automobilistica dalla crisi economica si renderanno necessarie apposite misure varate dai singoli governi, come avvenne a seguito della crisi finanziaria del 2008-2009 con il sistema di rottamazione ed incentivi. Calcolati in base a criteri sui limiti di CO2, gli incentivi potrebbero infatti garantire non solo un supporto al settore, ma anche che il mercato continui a muoversi nella giusta direzione, quella di una mobilità più pulita.
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Ad ogni modo, “l’attacco” sferrato alle leggi UE non trova la sponda delle principali case automobilistiche tedesche – Volkswagen, Daimler e BMW – che già hanno investito abbondanti risorse nel comparto elettrico, pubblicamente schieratesi a loro sostegno.
“La priorità ora è garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori impegnati nelle fabbriche chiuse”, ha commentato Julia Poliscanova di T&E. “Sebbene la ripresa economica generale sia del tutto cruciale, non possiamo permettere ad alcuni produttori automobilistici opportunisti di sfruttare la crisi per ripristinare senza alcuna vergogna gli obiettivi climatici dell’UE. È troppo presto per giudicare gli impatti del Coronavirus sull’industria automobilistica, ma vendere meno auto non influirà sul rispetto della legge. Ciò che conta è il tipo di auto che si vende. Eventuali incentivi per aumentare la domanda una volta ripresa la vita normale dovrebbero essere mirati alle auto a zero emissioni. Ciò contribuirà a mantenere i posti di lavoro in Europa, a contenere l’inquinamento e ad aumentare la competitività della nostra industria automobilistica”.