Stabilendo un sistema di scambio di quote di emissioni molto simile all'ETS, il Montenegro intende forzare il suo settore industriale verso la decarbonizzazione, prevedendo di abbandonare il carbone entro il 2025. La Macedonia del Nord lo segue a ruota.
In attesa di entrare ufficialmente nell’UE, il Montenegro adatta le sue politiche energetiche alle indicazioni europee sul clima.
(Rinnovabili.it) – Il Montenegro continua a dare lezioni ai 27 Stati membri dell’UE sulle politiche climatiche nazionali, impegnandosi a realizzare un regime di cap and trade delle emissioni di carbonio che permetta di allineare il paese alle politiche energetiche europee, in vista della sua adesione al blocco. Fortemente elogiate dal garante europeo per l’Energia, le nuove normative si basano su un elenco di operatori di energia che verranno inclusi nel sistema di emission trading, definendo un numero di ‘permessi di inquinamento’ che dovrebbero essere assegnati ad un prezzo di 24 euro per tonnellata di CO2 (l’ETS europeo è a quota 25).
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“Il Montenegro continua ad essere all’avanguardia nella realizzazione di un sistema complesso necessario per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, proteggere lo strato di ozono e adattarsi ai cambiamenti climatici“, ha affermato l’Energy Community. Le nuove norme, infatti, istituiscono una riserva di stabilizzazione, simile al sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS), che determinerà le modalità di assegnazione, trasferimento e utilizzo delle autorizzazioni di emissione.
Attraverso la nuova direzione intrapresa dalla sua politica climatica, il governo montenegrino spera di forzare il suo settore industriale verso la decarbonizzazione, tenendo in considerazione che attualmente la maggior parte delle società elettriche del paese non soddisfano i parametri di riferimento stabiliti dalla direttiva europea sulle emissioni industriali (IED). Il Montenegro, infatti, ottiene circa metà del suo potere energetico dalla combustione del carbone di lignite. Il governo, però, ha delineato una strategia per abbandonare il combustibile fossile entro il 2025.
Anche la Macedonia del Nord, come il Montenegro, mira ad allinearsi alle politiche climatiche europee. La strategia di Skopje delinea nello specifico tre scenari: il primo vedrebbe il carbone rimanere nel mix energetico fino al 2040; gli altri due mirano ad eliminarlo gradualmente entro cinque anni. “Il governo della Macedonia capisce chiaramente che la fine del carbone si sta profilando all’orizzonte e ha preso l’iniziativa per proteggere la salute dei suoi cittadini, della sua economia e del clima”, ha dichiarato Kathrin Gutmann, attivista per il clima della ONG Beyond Coal.
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Anche il piano energetico macedone si affida soprattutto sul sistema di scambio di quote di emissioni, con i tre scenari che delineano date diverse per il pieno allineamento del paese con il prezzo stabilito dall’ETS in un arco temporale che va dal 2023 al 2027. “L’introduzione di un prezzo del carbonio dovrebbe essere vista come un’importante misura strategica per affrontare la riduzione di CO2 nella produzione di elettricità e calore”, si legge nel documento citato da Euroactiv. La Macedonia del Nord andrà ad elezioni il 12 aprile e una decisione finale sullo scenario energetico da seguire sarà presa entro la fine dell’anno.