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Lunigiana: troppi ritardi sulle biomasse, Coldiretti polemica chiede scelte coraggiose

Filiera del legno per sfruttare appieno gli oltre 65 mila ettari di patrimonio boschivo della Lunigiana. E una centrale a biomasse, in Lunigiana, per produrre energia e garantire lavoro a decine di aziende agricole. E’ una delle proposte avanzate durante gli affollatissimi appuntamenti promossi da Coldiretti (www.massacarrara.coldiretti.it) in Lunigiana, e sul territorio Provinciale, per illustrare il progetto di “una filiera agricola tutta italiana” in risposta alla crisi. Ma non solo. L’agricoltura punta al rinnovamento e a diventare produttrice anche di servizi, ed in questo caso, di energia pulita. Una strada che ad oggi ha trovato – secondo la principale organizzazione agricola provinciale – “solo belle parole e pochi fatti”. Da tempo, almeno da un paio di anni se ne parla, senza però essere mai riusciti a concretizzare un progetto che piace a tutti, ma che nessuno, si decide a sposare. Il progetto trova ora nuovo slancio su incitamento di Coldiretti che chiede maggiore “decisionismo e scelte coraggiose perché il futuro di parte della Lunigiana, e di quella fetta ricchissima da punto di vista boschivo, in particolare dell’alta Lunigiana, passa dalle agrienergie. Un settore che potrebbe, questa la stima dell’organizzazione agricola, diventare esempio concreto di autonomia ed indipendenza energetica con notevoli effetti, positivi naturalmente, per voci come occupazione, ambiente, tutela e mantenimento dei boschi. Al fianco delle biomasse, anche piccoli impianti di produzione-trasformazione di energia attraverso il fotovoltaico, geotermico ed eolico. La proposta parte da una semplice constatazione: il legno in Lunigiana non manca (si stima che sia sfruttato solo il 10% del potenziale legnoso offerto spontaneamente dai boschi per uso domestico) come non manca in tutta la Toscana. Non mancano nemmeno le aziende agricole (l’80% delle totali in Provincia di Massa Carrara si trovano proprio in Lunigiana). E nemmeno le risorse grazie al Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana che ha stanziato, per la Lunigiana, oltre 7 milioni di euro da qui fino al 2010. “Ci sono le risorse economiche e le imprese agricole capaci di garantire la filiera del legno. Come per i prodotti agricoli, in Lunigiana, può trovare spazio una filiera corta anche del legname con le aziende che conferiscono direttamente alla centrale, che indicativamente dovrà essere localizzato nell’alta Lunigiana, il legno. Dalle agrienergie si possono ottenere nuovi posti di lavoro e un presidio, attraverso le aziende, sul territorio che altrimenti verrebbe a mancare. Purtroppo assistiamo alla totale mancanza di decisionismo da parte della politica locale. A parole si sono impegnati in molti. A fatti siamo ancora soli in questo progetto di cui siamo convinti, l’agricoltura ne è convinta, essere vincente”.
E proprio le biomasse rappresentano, per la Toscana, la seconda fonte rinnovabile per importanza incidendo per il 30%. Il 77% di questa energia è utilizzata per la produzione di energia geotermica attraverso la combustione. La biomassa più utilizzata è il legno impiegato soprattutto per uso domestico, poi il cippato (frammentazione del legno) che in Toscana si trova in grande quantità ma che è paradossalmente esportato perché mancano le strutture per utilizzarlo. “Come organizzazione – ha concluso il Presidente Provinciale il suo intervento – crediamo che dalle biomasse, e dalle energie rinnovabili più in generale, si possa costruire una nuova economia anche per le imprese agricole. Lavoriamo, in comune accorto con la Lunigiana, e le amministrazioni interessate, a questo progetto che potrà garantire non solo energia pulita, ma una fetta dell’economia agricola del territorio. Serve però un nuovo slancio. Servono soggetti impegnati e responsabilità precise per arrivare al risultato”.

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