La sicurezza energetica passa prima di tutto per le risorse nazionali. Gattoni (CIB): “Da aziende agricole in progetto la costruzione di 20 impianti di liquefazione del biometano”
Impianti bio-GNL, il gas liquefatto nasce da rifiuti agricoli e reflui animali
(Rinnovabili.it) – Nel 2018 l’Italia ha aperto per la prima volta le proprie braccia al bio-GNL, ossia il biometano liquefatto. Oggi il comparto è pronto a ingranare la marcia. A rivelarlo è Piero Gattoni, presidente del CIB, il Consorzio Italiano Biogas, che oggi ricorda come una crescita importante del bio-GNL nazionale arriverà dal comparto agricolo. “Le aziende agricole nostre socie hanno in progetto la costruzione di 20 impianti di liquefazione del biometano – afferma Gattoni – alcuni già autorizzati e altri in via di autorizzazione”.
Le nuove norme italiane stanno stimolando la crescita della versione bio del combustibile (leggi anche Via libera dall’Europa al decreto biometano). In questi due ultimi anni il Belpaese ha compiuto passi da gigante con investimenti miliardari e la creazione di nuovi impianti e posti di lavoro. E a luglio 2019 ha salutato la sua prima produzione di biometano agricolo. Il taglio del nastro è avvenuto a Faenza, presso la cooperativa vitivinicola Caviro, socia di CIB, impegnata oggi a trasformare i sotto-prodotti agricoli e i reflui zootecnici della zona in biogas che verrà successivamente ripulito.
Il combustibile è quindi immesso nella rete nazionale Snam per alimentare i distributori di rifornimento delle auto a metano, ma il contributo che questo biofuel può dare all’economia nazionale è molto più ampio. A mostrarlo è la crisi di questi giorni stanno vivendo alcune stazioni di rifornimento.
Gli scioperi che da settimane stanno agitando la Francia, hanno bloccato le boe di caricamento del GNL presso il rigassificatore di Fos a Marsiglia. Peccato che proprio da qui si approvvigionino la maggiorate di importatori italiani. Come spiega il consorzio, a livello nazionale la flotta alimentata a gas naturale liquefatto, sta risentendo parecchi del blocco: ben 2.500 mezzi sono fermi e dei 58 distributori di GNL presenti sul territorio, sono sempre meno quelli in grado di assicurare la distribuzione.
In questo contesto, appare ovvio che la sicurezza energetica nazionale non possa che passare per le risorse interne. I 20 impianti bio-GNL autorizzati produrranno carburante a partire da scarti agricoli, reflui animali e colture di secondo raccolto. La prima struttura entrerà in funzione nella primavera 2020. L’Italia, quindi, potrà offrire ai 2.500 mezzi a GNL oggi circolante un’alternativa non solo “made in Italya” ma anche più sostenibile. Con una capacità produttiva da 3 a 20 tonnellate al giorno per singola struttura, queste aziende agricole renderebbero l’Italia il primo Paese al mondo per numero di impianti bio-GNL.
“Il lavoro svolto dal Consorzio Italiano Biogas – commenta il Presidente del CIB, Piero Gattoni – al fianco delle categorie produttive e in costante dialogo con la politica, ha contribuito attivamente nel raggiungimento di questo grande successo. La scelta di costruire 20 impianti di bio-GNL è un piccolo, ma significativo passo in avanti verso un mix energetico rinnovabile e 100% Made in Italy”.