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G20: crescono gli investimenti fossili, ma all’estero

Le agenzie di credito all'esportazione (ECA) permettono ai paesi più ricchi di investire su petrolio, gas e carbone senza che questi progetti rientrino nel calcolo dell'impronta di carbonio. In questo modo, viene bypassato l'accordo di Parigi sul clima.

Investimenti fossili
Credits: Pexels da Pixabay

I governi G20 continuano a realizzare investimenti fossili raggirando l’accordo di Parigi attraverso le ECA.

 

(Rinnovabili.it) – Gli stati appartenenti al gruppo dei G20 spendono ogni anno circa 30 miliardi di dollari in investimenti fossili, vale a dire progetti legati all’uso di petrolio, gas e carbone. Il finanziamento avviene attraverso istituti finanziari sostenuti dai diversi governi e, nello specifico, tramite le agenzie di credito all’esportazione (ECA), che forniscono ai combustibili fossili delle cifre 10 volte superiori a quelle investite in programmi di energia rinnovabile.

 

Questo è quanto rivela un’analisi del think tank Oil Change International che, oltre ai dati, mette a nudo anche il trucco che sostiene questo meccanismo perverso: ai sensi dell’accordo di Parigi, le emissioni di questi progetti non contano come parte dell’impronta di carbonio delle nazioni donatrici.

 

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Le ECA sono enti pubblici che forniscono prestiti  e assicurazioni alle imprese estere garantiti dal governo. Gli investimenti fossili dei G20 avvenuti tramite ECA sono addirittura aumentati da quando è stato firmato l’accordo di Parigi sul riscaldamento globale, vale a dire dal 2015. Nello specifico, Cina, Giappone, Corea del Sud e Canada si posizionano tra i peggiori trasgressori, rappresentando il 78% degli investimenti fossili realizzati dai G20 dal 2016 al 2018.

 

“Le ECA giapponesi continuano a sostenere nuovi progetti di carbone; l’ECA canadese sta riversando denaro nelle sabbie bituminose, e molte ECA stanno cogliendo l’opportunità di sostenere il GNL nel nord del Mozambico e altrove”, ha dichiarato ad AFP Bronwen Tucker, analista di Oil Change International.

 

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Se le Nazioni Unite affermano che le emissioni di carbonio devono diminuire del 7,6 % l’anno entro il 2030, l’uso di combustibili fossili aumenta ogni anno con l’aumento della domanda energetica. “Le ECA sono qualcosa di cui quasi nessuno ha sentito parlare ma, in quanto istituzioni di finanza pubblica, aiutano i governi a perseguire strategie commerciali, ha sottolineato Tucker.

 

Le ECA, le cui risorse provengono dunque dalle casse pubbliche, sono supportate dai governi e il loro rating del credito è molto più alto, quindi il valore di garanzia è più elevato. In UK, ad esempio, l’ECA non finanzia progetti legati all’uso di carbone dal 2002, ma l’analisi di Oil Change International mostra che sta continuando a finanziare milioni di tonnellate di emissioni all’estero investendo su petrolio e gas.