A cinque anni da oggi, ha dichiarato il commissario designata ai Cambiamenti Climatici, "vorrei vedere un’Europa che sia la regione più climate-friendly al mondo".
(Rinnovabili.it) – Ha le idee chiare il nuovo commissario designato al Cambiamento Climatico dell’Unione Europea. Anche per la danese Connie Hedegaard è infatti arrivato il momento dell’audizione di fronte agli eurodeputati di Strasburgo, per esporre quelli che saranno le priorità del suo mandato. E su tutte gli obiettivi di riduzione della CO2, sui cui intende spronare la UE ad impegnarsi rapidamente con una maggiore ambizione. Ricordiamo che i 27, come stabilito nel summit Onu di dicembre, sono attualmente in fase di discussione sull’aumento di 10 punti percentuali del target di riduzione del 20% al 2020.
“Personalmente sono sempre stata favorevole a portare al 30% il nostro obiettivo, ma credo che dal punto di vista tattico sia opportuno procedere con cautela, visti i risultati di Copenaghen, e mantenere l’aumento condizionato. Credo che se manteniamo un approccio condizionato, avremo maggiori possibilità di ottenere qualcosa in più dai nostri partner”.
La strada da seguire per Hedegaard è contrarsi sul settore dei trasporti inserendolo nel mercato di scambio delle emissioni (Ets) nell’eventualità inoltre di rivedere e rafforzare i limiti sulle emissioni di biossido di carbonio prodotte dalle nuove autovetture in Europa. Una mossa poco gradita dall’industria ma che il commissario motiva così: “Può essere importante studiare e rivedere. Abbiamo fatto qualcosa di abbastanza lungimirante? Perché questo è un campo in cui la tecnologia si muove ad un ritmo incredibile”. “Abbiamo visto spesso l’industria protestare e dire che sarà estremamente difficile, ma poi si scopre che spesso siamo in grado di farlo più velocemente di quanto valutato e dichiarato”.
No invece alla proposta di ricorrere ad una carbon tax di “frontiera” per i prodotti provenienti dai quei paesi che non accetteranno un accordo mondiale climatico.
Per Hedegaard è soprattutto importante ritrovare quella unità d’azione che ha reso Europa leader nell’ambito climatico: “Nelle ultime ore di Copenaghen, la Cina, l’India, il Giappone, la Russia, gli Usa hanno ciascuno parlato con una sola voce, mentre la Ue si è espressa con diverse e numerose voci […]Delle volte ci serve molto tempo per metterci d’accordo tra di noi, poi quando andiamo a negoziati internazionali, siamo quasi incapaci di negoziare”. Dobbiamo migliorare, per dare all’Europa un ruolo più forte nel mondo. L’Europa deve reagire e noi dobbiamo lavorare insieme, se non lo faremo perderemo, se lo faremo, vinceremo”.