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Il Brasile annulla il divieto sulla canna da zucchero in Amazzonia

Il decreto del 2009, approvato dal governo Lula, vietava la coltivazione della canna da zucchero nelle aree vulnerabili della foresta pluviale. Considerato obsoleto da Bolsonaro e dai gruppi industriali, il divieto era stato accolto positivamente dai gruppi ambientalisti per salvaguardare l'Amazzonia dall'espansione economica predatoria.

Canna da zucchero
Credits: Bishnu Sarangi da Pixabay

Grazie all’etanolo, il governo brasiliano permetterà di nuovo la coltivazione della canna da zucchero in Amazzonia

 

(Rinnovabili.it) – Il governo brasiliano ha annullato il divieto sulla coltivazione della canna da zucchero nella foresta pluviale amazzonica e nelle zone umide centrali. Il divieto, approvato 10 anni fa e soppresso mercoledì, era stato accolto dai gruppi ambientalisti come il tentativo di salvaguardare i delicati ecosistemi del Brasile.

 

Il governo ha affermato che la decisione, firmata dal presidente Jair Bolsonaro e dai ministri dell’Economia e dell’Agricoltura, è stata presa perché il decreto del 2009 sulla canna da zucchero era ormai obsoleto, superato da altri strumenti normativi come il programma RenovaBio, un nuovo regolamento che dovrebbe entrare in vigore a gennaio del 2020 e rafforzare il settore dell’etanolo di prima generazione per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. RenovaBio includerà investimenti di circa 2,3 miliardi di dollari per il settore dell’etanolo e di 1 miliardo per aumentare proprio la produzione di canna da zucchero.

 

Di fronte all’annullamento del divieto, i gruppi ambientalisti temono che le nuove piantagioni possano riguardare aree dell’Amazzonia recentemente bonificate. Si tratterebbe, insomma, di un’altra mossa da parte del governo Bolsonaro per ridurre le protezioni della foresta pluviale, la cui conservazione è considerata fondamentale per controllare le emissioni di gas serra. Secondo l’Osservatorio sul clima del Brasile, la fine del divieto sulla canna da zucchero esporrà le aree vulnerabili del Brasile ad una “espansione economica predatoria”.

 

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Dal canto suo, essendo il Brasile il maggior produttore mondiale di canna da zucchero, il gruppo industriale brasiliano Unica (Associazione brasiliana dell’industria della canna da zucchero) ha definito il divieto anacronistico e ha affermato che altri strumenti, come il Codice Forestale, sono sufficienti a regolare le attività agricole nelle aree vulnerabili dal punto di vista ambientale.

 

Se, da una parte, l’entusiasmo per l’etanolo come prodotto verde potrebbe portare a preoccupanti espansioni delle aree coltivate a canna da zucchero (con conseguenze quali la deforestazione e l’occupazione di terreni che potrebbero essere impiegati per la produzione alimentare), dall’altra parte le esportazioni di zucchero si sono relativamente ridotte, in parte a causa dei bassi prezzi del prodotto.

 

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L’ex ministro dell’Ambiente del governo Lula, Carlos Minc, ha affermato che l’annullamento del decreto a sua firma danneggerà l’immagine ecologica dell’agricoltura brasiliana: “questa decisione offuscherà l’immagine dell’etanolo brasiliano nel mondo”.