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Scaroni e le strategie future dell’Eni

Nel settore Gas&Power, che azionisti come Knight e Vinke vorrebbero scorporare, Scaroni spiega che l’attività trading non sarà venduta, perché “consente di avere relazioni privilegiate con Russia, Algeria, Egitto e Libia”, mentre per la parte regolata in capo a Snam Rete Gas, il manager dice di “non farne un dogma”.
Secondo Scaroni, Snam “deve essere ancora valorizzata” e se fosse stata venduta “come qualcuno chiedeva nel 2005 lo avremmo fatto a un valore inferiore del 50% rispetto al prezzo attuale”.
“Comunque – conclude – in quest’area non ci sono dogmi ma ogni ragionamento è rinviato a dopo la conclusione della partita con Bruxelles”.
L’ a.d. dell’Eni spiega poi che il criterio delle cessioni in programma è quella di vendere i giacimenti in cui l’Ente non è operatore, vedi alcuni pozzi del Mare del Nord, o altri troppo piccoli per essere gestiti in modo efficiente, come alcuni campi di gas in Italia.
“Ci sono manifestazioni di interesse per tutte e due le cose, stiamo procedendo abbastanza rapidamente – sottolinea Scaroni accennando anche ai rapporti con il Venezuela che “sono molto migliorati dopo l’esproprio nel 2006 di un nostro giacimento”, mentre sul petrolio – che giudica insostituibile nei prossimi 20 anni nel settore trasporti – prevede un prezzo di 65 dollari al barile.