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Dalle lobby degli idrocarburi 250mln per indebolire l’azione climatica UE

L’analisi del registro pubblico degli incontri della commissione europea evidenzia la costante pressione esercitata da BP, Shell, Chevron, ExxonMobil e Total sulle politiche ambientali comunitarie. Ma le società negano, arrivando addirittura a parlare di pressioni etiche e costruttive

lobby idrocarburi
Credit: Daniel Huizinga (CC BY 2.0)

 

On line il rapporto firmato da Corporate Europe Observatory, Food & Water Europe, Friends of the Earth Europe e Greenpeace sulla lobby degli idrocarburi

(Rinnovabili.it) – Dal 2010 ad oggi, cinque compagnie di idrocarburi –  BP, Shell, Chevron, ExxonMobil e Total – hanno sostenuto una spesa complessiva di almeno 251 milioni di euro per esercitare pressioni sulle politiche climatiche dell’Unione europea. 

Questi i numeri emersi dal recente rapporto firmato da Corporate Europe Observatory, Food & Water Europe, Friends of the Earth Europe e Greenpeace. L’analisi del registro pubblico degli incontri della commissione europea mostra nel dettaglio che le compagnie petrolifere e i loro gruppi industriali hanno impiegato oltre 200 lobbisti, impegnati a Bruxelles in 327 riunioni con funzionari della CE dal 2014, cioè più di una riunione a settimana. Allo stesso tempo, i profitti delle Big Five hanno continuato a salire, superando nel 2018 la soglia degli 82 miliardi di euro

 

I grandi inquinatori come Shell, BP e i loro gruppi di lobby hanno ritardato, indebolito e sabotato l’azione dell’UE sull’emergenza climatica grazie ad ingenti attività di lobbying. Con un quarto di miliardo – ha detto Pascoe Sabido, ricercatore presso il Corporate Europe Observatory – si può acquistare parecchia influenza a Bruxelles”. Tale influenza, spiegano i ricercatori, è stata sfruttata dalle compagnie per annacquare e ammorbidire misure di tutela ambientale e climatica a beneficio degli interessi economici dei singoli gruppi industriali.

 

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Le ONG dietro il rapporto hanno sottolineato l’urgenza di liberare la politica ed i governi da qualsiasi influenza e pressione esercitata da parte di chi rappresenta il settore dei combustibili fossili, chiedendo la fine degli incontri di lobbying con i rappresentanti degli idrocarburi ed il veto a qualsivoglia sponsorizzazione o partnership con rappresentanti del settore. 

 

Ma, prima ancora che dalla parte politica, la risposta è arrivata dallo stesso settore degli idrocarburi. “Facciamo pressioni etiche, costruttive e in modo non commerciale”, ha detto un portavoce di Chevron. “Facciamo lobby in conformità con tutte le leggi. Chevron offre competenze su molte questioni che possono essere utili per i funzionari pubblici eletti e il loro personale. Il nostro obiettivo è di contribuire alla prosperità economica attraverso una solida politica”. “Rifiutiamo fermamente la premessa di questo rapporto – ha detto Shell – siamo chiarissimi riguardo al nostro sostegno all’accordo di Parigi, alla visione della Commissione europea di raggiungere la neutralità climatica dell’UE entro il 2050 e ai passi che stiamo intraprendendo per aiutare a soddisfare il bisogno della società di produrre energia più pulita”. Sulla stessa linea anche ExxonMobil – in queste ore impegnata a difendersi dalle accuse di aver indotto in errore i suoi investitori sui cambiamenti climatici – “ExxonMobil – comunica in una nota – come molte aziende, organizzazioni non governative e altre entità, interagisce con le istituzioni europee. Abbiamo la responsabilità nei confronti dei nostri clienti, dipendenti ed azionisti di avviare un dialogo con la politica pubblica che influisce sulla nostra attività”. 

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