L'associazione ambientalista denuncia una scollamento tra le enormi esigenze del traffico cittadino cui il governo destina ben poche risorse e quello a lungo raggio che è decisamente privilegiato a livello di finanziamenti
(Rinnovabili.it) – Lo sapevate che il 67,4% degli spostamenti in città avviene con l’auto privata? E che con tutto il calo del -5,7% del suo uso nel 2009, l’incidenza sul totale degli spostamenti a motore delle autovetture è aumentato tra il 2008 ad oggi dall’81,9% al 83,8%? Si tratta dell’incremento più alto degli ultimi nove anni.
E’ la denuncia del Wwf in merito agli investimenti pubblici nel settore dei trasporti e relative delle infrastrutture.
“Il 75% della mobilità – continua la denuncia del documento Wwf, sfoderando una serie le cifre – si concentra sulle corte e medie distanze, mentre nella Legge Finanziaria 2010 si destinano 1.564 milioni circa alle infrastrutture strategiche (autostrade e a linee ad alta velocità ferroviaria per la mobilità a lunga distanza), e fondi 15 volte inferiori vengono destinati alla mobilità urbana (solo 120 milioni di euro)”. Nella Finanziaria 2009, ricorda il Wwf, ”alle infrastrutture strategiche erano stati destinati 2.379 milioni di euro e soli 251 milioni di euro alla mobilità urbana (1/10 dei fondi destinati alle infrastrutture strategiche extraurbane)”.
Nell’allegato “Infrastrutture del Governo”, presentato nel giugno 2009, c’è documentato come il costo sociale del traffico urbano si aggiri intorno ai 9 miliardi di euro l’anno, mentre quello del trasporto privato urbano pesa sul bilancio delle famiglie italiane per 30 miliardi di euro l’anno”.
L’associazione ambientalista lancia quindi un appello per la riforma del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica e integrarlo con un nuovo Piano Generale della Mobilità e promuovere progetti di ‘City Logistics’ sia con piattaforme di distribuzione cittadina delle merci che, con una legislazione ad hoc, su circolazione, sosta e ingresso nelle Ztl”.
Secondo Michele Candotti, direttore del WWF Italia: ”La crisi smog é solo la punta dell’iceberg rispetto alle conseguenze dei ritardi italiani a trovare soluzioni efficaci e durature alla complessa ed urgente partita dei trasporti sostenibili e del più ampio impegno di riduzione delle emissioni gas serra. Finora, tutte le misure strutturali ed efficaci sono state sacrificate sull’altare della indecisione politica, del ricatto occupazionale, degli incentivi di stato male indirizzati, sul rifiuto o rigidità del nostro sistema nel prendersi carico dell’innovazione tecnologica necessaria per accompagnare questi urgenti processi di cambiamento”.