Rinnovabili • fonti energetiche meno care Rinnovabili • fonti energetiche meno care

In 2/3 del mondo sole e vento sono le fonti energetiche meno care

BloombergNEF pubblica il NEO 2019 e rivela: entro il 2050, metà della rete sarà alimenta grazie a energia solare, eolico e batterie

fonti energetiche meno care

 

Pubblicata la nuova analisi su costi e trend delle fonti energetiche

(Rinnovabili.it) – Più di due terzi della popolazione globale vive oggi in Paesi in cui il sole o il vento – e in alcuni casi entrambi – rappresentano le fonti energetiche meno care per la nuova generazione elettrica. Secondo le previsioni di BloombergNEF, questa economicità unitamente al progressivo calo dei costi delle batterie, è in grado di portare le rinnovabili non programmabili a sostenere la metà della rete elettrica entro il 2050.

 

Ogni anno la società confronta i costi delle fonti energetiche e le diverse tendenze tecnologiche per offrire la propria visione della trasformazione in atto nel settore elettrico mondiale. I dati sono quello contenuti nel New Energy Outlook 2019 (testo in inglese), frutto di uno studio dettagliato delle prospettive per la domanda e l’offerta di energia, paese per paese, condotto da 65 analisti BNEF in tutto il mondo. E il messaggio che veicolano è estremamente positivo: “La nostra analisi rafforza un messaggio chiave già presente nelle precedenti relazioni: i moduli solari fotovoltaici, le turbine eoliche e le batterie agli ioni di litio continueranno a mostrare aggressive curve di riduzione dei costi pari, rispettivamente, al – 28%, -14% e -18% per ogni raddoppio della capacità installata globale”, spiega Matthias Kimmel, analista principale del NEO 2019. “Entro il 2030, l’energia generata o immagazzinata e distribuita da queste tre tecnologie danneggerà l’elettricità generata dagli esistenti impianti a carbone e gas quasi ovunque”.

 

 

Le fonti energetiche nel mix elettrico del futuro

Nel dettaglio, gli autori ritengono che il ruolo del carbone nel mix elettrico globale sia destinato a passare dal 37% di oggi al 12% del 2050, mentre il petrolio verrebbe praticamente eliminato. Di pari passo, l’energia eolica e quella solare dovrebbero crescere dall’attuale quota del 7% fino al 48%. Non si prevedono invece grossi cambiamenti percentuali per contributi di idroelettrico, gas naturale e nucleare.

Uno degli aspetti più interessanti del rapporto riguarda l’energy storage. Secondo il NEO 2019, già a partire dalla metà del prossimo decennio, l’accumulo a batteria diverrà la fonte più competitiva per soddisfare il carico di picco, sfidando il duopolio del carbone e del gas sul fronte del distaccamento. In alte parole, le centrali termoelettriche saranno chiamate meno spesso ad offrire la loro “peaking capacity”, prendendo nuovi e vecchi impianti decisamente meno competitivi rispetto ad oggi.

 

La prevista crescita delle rinnovabili nel 2030 indica che molte nazioni sono in grado fin da subito seguire un percorso di decarbonizzazione compatibile con gli impegni climatici per controllare l’aumento della temperatura globale (leggi anche IPCC: servono sforzi incredibili per limitare riscaldamento a 1,5 °C). E possono farlo senza introdurre ulteriori sussidi diretti alle fonti energetiche rinnovabili.

“I giorni in cui erano necessari supporti diretti come i feed-in-tariff stanno arrivando alla fine”, ha aggiunto Elena Giannakopoulou di BNEF. “Tuttavia, per raggiungere questo livello di transizione e de-carbonizzazione, saranno necessari altri cambiamenti politici, come la riforma dei mercati energetici per garantire che eolico, fotovoltaico e batterie siano remunerati adeguatamente per i loro contributi alla rete”.