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ASviS, il Festival dello Sviluppo sostenibile si moltiplica

“Mettiamo mano al nostro futuro”: cosa possiamo fare per uno sviluppo autenticamente sostenibile? Siamo tutti chiamati al cambiamento con una visione integrata: la sostenibilità ha dimensioni ambientali, economiche e sociali. Ormai «nessuno può più dire non lo sapevo»

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(Rinnovabili.it) – Gli eventi collegati al Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato dall’ASviS – l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, si declinano in numeri crescenti: 220 nel 2017, 702 nel 2018, 1.059 nel 2019.

«Questo è un patrimonio culturale, sociale e civile del Paese» ha sottolineato Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, parlando delle forze che hanno animato questa edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Ne viene fuori «una forte propensione alla generosità, alla disponibilità a sperimentare, a contaminarsi, a collaborare insieme». L’Agenda 2030 ci obbliga a chiederci cosa possiamo fare per uno sviluppo autenticamente sostenibile. Il motto “Mettiamo mano al nostro futuro” è già indicativo di un approccio plurale: non sono io, siamo noi, che dobbiamo mantenere la barra in direzione di una visione lungimirante e inclusiva.

 

«La sostenibilità non è un  capriccio, non è un dettaglio, non è un lusso», ha esordito Mara Carfagna,  vicepresidente della Camera dei Deputati. L’Agenda 2030 è «l’unica strada per un futuro sostenibile, perché le scorciatoie portano a un vicolo cieco». Nel quadro della sostenibilità, che richiede una visione di lungo periodo, ogni distinzione politica diventa superata. Impegnarsi per la sostenibilità riguarda tutti, noi e le generazioni che verranno. Se la salvaguardia dell’ambiente «è una necessità», la sostenibilità si misura anche in termini finanziari e di politiche di genere: oggi in Italia lavora una donna su due, al Sud addirittura una su tre, «sono cifre inaccettabili» per un Paese che ha bisogno di crescere. Carfagna ha citato Fridays for Future, il movimento guidato da Greta Thunberg che supera le vecchie etichettature ideologiche. Vogliamo voltare le spalle a questa nuova sensibilità dei giovani oppure valorizzarla e trasformarla in azioni concrete? «Dobbiamo offrire riposte a questa domanda di equità, di giustizia, di ecologia, di sostenibilità».

L’economista statunitense Jeffrey Sachs (direttore del Sustainable development solutions network delle Nazioni Unite), autentico trascinatore che ha raccolto un lunghissimo applauso, è rimasto piacevolmente stupito dalla grande partecipazione agli eventi del Festival dello Sviluppo Sostenibile, auspicando che sia un traino per il mondo intero. Sachs ha mostrato preoccupazione per l’emergenza climatica e la perdita di biodiversità: il Mediterraneo è un’area molto vulnerabile, e l’Italia è particolarmente esposta. Una città come Venezia, ad esempio, potrebbe scomparire con l’innalzamento dei mari, ma le nostre coste in generale saranno in parte mangiate dal mare. L’esortazione di Sachs è quindi far sì che l’Italia sia in prima fila per promuovere lo sviluppo sostenibile in Europa. Sachs ha difeso con passione l’Europa: chiunque pensi che il futuro sia nell’indebolimento dell’Europa non capisce nulla della realtà di oggi e la realtà è che l’Europa deve essere forte per se stessa e per il mondo. «L’obiettivo dell’attuale presidenza americana è dividere l’Europa, non lasciate che accada: anche questo significa mettere mano al nostro futuro. Quella climatica è un’emergenza, agire adesso è una priorità: non possiamo dire che abbiamo perso tempo e poi lo recupereremo, la situazione ci sta sfuggendo di mano e quello che perderemo non tornerà».

 

L’Agenda 2030 fino a un po’ di tempo fa era un termine pressoché sconosciuto, oggi è utilizzato con maggiore frequenza. Il Festival dello Sviluppo Sostenibile, ha spiegato Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS, ha coinvolto musei, pubbliche amministrazioni, progetti artistici e imprenditoriali, sport, città, università (le 68 università aderenti alla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile hanno organizzato 300 eventi), istituzioni culturali, senza dimenticare la costante presenza sui media. La campagna istituzionale trasmessa dalla  Rai, tanto per dare un’idea, ha avuto 100 milioni di contatti; #FestivalSviluppoSostenibile ha avuto 21 milioni di visualizzazioni su Twitter. Eppure, dall’indagine Eumetra, risulta che il 25% degli intervistati ritiene i temi dell’Agenda 2030 poco o per niente prioritari. Tra i 17 goal, è in testa il cambiamento climatico: effetto Greta? Ma chi deve occuparsi di questi temi? In sostanza, dalle risposte al questionario Eumetra emerge che tutti i segmenti della società sono chiamati a fare la loro parte, segno di una presa di coscienza diffusa e della consapevolezza che si può ottenere un risultato solo lavorando insieme. Rispetto a un anno fa si è registrato un cambiamento fortissimo nel mondo delle imprese: le dieci organizzazioni imprenditoriali più importanti d’Italia hanno firmato il Manifesto “Acceleriamo la transizione per la sostenibilità” in cui viene fissata una lista di azioni che il governo dovrebbe intraprendere e si chiede al Presidente del Consiglio l’apertura di un tavolo per affrontare i temi relativi alla sostenibilità nella prossima legge di bilancio. Anche nel mondo dell’educazione gli effetti del cambiamento sono significativi: una delle tematiche individuate per lo sviluppo delle competenze in educazione civica è proprio l’Agenda 2030, ma non mancano educazione ambientale, educazione alla legalità, contrasto alle mafie. Il portale Scuola 2030 è dedicato ai docenti, a cui i ragazzi fanno domande a cui devono saper rispondere. I rettori delle università italiane nel loro Manifesto menzionano sostenibilità, riduzione dell’impronta ecologica, approcci sistemici e interdisciplinari, legami con il territorio, coesione sociale, eliminazione degli sprechi alimentari, recupero del valore dell’etica, così importante nei luoghi dove si formano le classi dirigenti di domani. Giovannini ha infine annunciato la creazione della piattaforma ASviS “Oltre il 2030” in collaborazione con la Fondazione Unipolis per informare su come le scelte di oggi dovrebbero essere fatte pensando al futuro. Ulteriore ma non ultimo il ruolo della cultura, elemento fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030: per questo il prossimo Festival dello Sviluppo Sostenibile partirà da Parma, “Città italiana della cultura” per il 2020. ASviS ha fatto una serie di proposte su quelle che dovrebbero essere le priorità strategiche per l’Europa nel periodo 2019-2024 in accordo con gli obiettivi dell’Agenda 2030. In conclusione, «nessuno può più dire ‘non lo sapevo’. Quindi mettiamo subito mano al nostro futuro».

 

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Lorenzo Fioramonti, vice ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha espresso il suo rammarico per il fatto che il Senato non ha dichiarato il cambiamento climatico un’emergenza. Fioramonti, che ha già scritto una lettera ai rettori per sottolineare l’importanza dell’Agenda 2030, è in procinto di scriverne una a tutti gli industriali italiani perché lavorino in sinergia con università ed enti di ricerca per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Ha ricordato inoltre il progetto del Miur con le scuole “Facciamo 17 goal. Il 21 maggio il Presidente del Consiglio ha annunciato la creazione a Palazzo Chigi di una cabina di regia sull’Agenda 2030 chiamata “Benessere Italia”. A Fioramonti abbiamo chiesto di spiegarci in cosa consiste.

 

 

 Fioramonti ha menzionato il caso del Costarica, dove lo stesso ministro si occupa di energia e di ambiente: un esempio di governance integrata dove le singole parti sono collegate tra loro. Non si tratta di essere ambientalisti, ma di capire che tutti vogliamo vivere meglio, avere imprese di qualità e che rafforzare il territorio fa crescere l’economia e crea lavoro di qualità. «Abbiamo associato l’idea dello sviluppo alla pesantezza, dovremmo invece riscoprire la leggerezza». C’è qualcosa che va oltre il mercato: l’economia possiamo rimetterla in piedi se ci mettiamo d’accordo, non è così per la natura o le relazioni sociali. Cosa vogliamo per il XXI secolo? Cos’è la crescita economica nel XXI secolo? Non dobbiamo rinunciare alla crescita, ma rivederne i parametri. «Tutti noi, e i politici in particolare, dovremmo avere come Greta la capacità di non distrarci e parlare dell’unico tema davvero importante».

 

Per Marina Ponti, direttrice Un SDG Action campaign, c’è un movimento forte e creativo per il cambiamento che riunisce giovani, imprenditori, parlamentari, enti locali, semplici cittadini, ma non basta la mobilitazione se non è accompagnata da azioni concrete. La realizzazione dell’Agenda 2030 richiede una leadership politica forte che si traduca in iniziative coerenti. Ponti ha portato l’esempio della Spagna, dove una commissaria per l’Agenda 2030 ne rende visibile a tutti l’importanza. Tutti i ministri hanno la spilla con il logo, che appare in tutti gli eventi: perché non farlo anche in Italia? L’esperienza dell’ASviS è un grande esempio, capace di mettere insieme monitoraggio, proposte, azioni: «vorrei clonarvi e portarvi in giro per il mondo a “contagiare” altri paesi». Bisogna pensare agli obiettivi in chiave nazionale, internazionale e globale, e cogliere l’occasione della presidenza italiana del G20 nel 2021 per accelerare questi cambiamenti. Il Segretario generale dell’Onu è stato molto chiaro: non vuole più sentire parole, i Paesi devono passare ad azioni concrete. Perché una cosa è certa: come disse C.S. Lewis, «non puoi tornare indietro nella storia e cambiare l’inizio, ma puoi partire da dove ti trovi e cambiare il finale».