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Le navi da crociera inquinano 20 volte più di tutte le auto circolanti in Ue

Lo studio di Transport&Environment sull'inquinamento atmosferico prodotto dalla grandi navi passeggeri: 203 vascelli causano più emissioni di 260 milioni di veicoli.

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Foto di Josiah Weiss su Unsplash

Tra le 50 città costiere più colpite dall’inquinamento delle navi da crociera 10 sono italiane: con Venezia, Civitavecchia, Napoli e Genova nelle prime 13 posizioni

(Rinnovabili.it) – Le navi da crociera circolanti nelle acque europee inquinano 20 volte di più di tutte le auto che percorrono le strade dell’Ue: è quanto emerge dal rapporto pubblicato dall’associazione ambientalista Transport&Environment (T&E).

Secondo lo studio di T&E, le 203 grandi navi passeggeri che hanno solcato i mari territoriali europei nel 2017 avrebbero immesso nell’atmosfera 62 mila tonnellate di ossidi di zolfo, 155 mila tonnellate di ossidi di azoto, 10 mila tonnellate di polveri sottili e più di 10 milioni di tonnellate di CO2 (pari a quella emessa da Lettonia, Lussemburgo e Cipro insieme). Particolarmente impressionante la stima degli ossidi di zolfo (SOx) risultata 20 volte superiore a quella emessa dall’intero comparto automobilistico circolante lo stesso anno nell’Unione europea (circa 260 milioni di veicoli).

Gran parte delle emissioni delle navi da crociera avviene nei porti, a ridosso di grandi centri abitati, dove le imbarcazioni restano ancorate per giorni con i motori accessi, necessari a far funzionare i servizi di bordo per i passeggeri.

Tra le 50 città costiere più inquinate dalle emissioni delle navi da crociera ben 10 sono italiane, con Venezia che si piazza sul podio, in terza posizione dopo Barcellona e Palma di Maiorca: nella laguna veneta stazionano 68 grandi navi per quasi 8.000 ore ferme in porto con i motori accesi, emettendo 27.520 kg di ossidi di zolfo (20 volte la quantità prodotta dalle automobili nell’intera area comunale, Marghera e Mestre comprese), 600.337 kg di ossidi di azoto e 10.961 kg di particolato.

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Al quarto posto di questa drammatica classifica europea troviamo Civitavecchia, il più grande porto del Tirreno: con 76 vascelli che vi stazionano per 5.466 ore l’anno, emettendo 22.293 kg di ossidi di zolfo (quasi 55 volte la quantità di SOx prodotta dalle 33.591 auto circolanti in città), 500.326 kg di ossidi di azoto (pari a 381 volte i NOx emessi dai veicoli circolanti) e 8.898 kg di particolato.

Napoli e Genova si piazzano rispettivamente al 12esimo e 13esimo posto, La Spezia al 18esimo, Savona al 20esimo, Cagliari al 30esimo posto, Palermo e Messina rispettivamente al 35esimo e 36esimo posto, mentre Bari chiude la classifica occupando la 50esima posizione.

Il Mar Mediterraneo è risultato il più colpito dall’inquinamento prodotto dalle grandi navi con circa il 90% dei porti più inquinanti (4 città su 5). Il Mare del Nord, dove da tempo è stata istituita una delle 4 zone al mondo a controllo di emissioni di zolfo (Sulphur emission control area – SECA) è invece riuscito a dimezzare l’inquinamento prodotto dalle navi da crociera.

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Ma il problema è negli stessi vincoli applicati al comparto. I migliori standard per il carburante marino prevedono, ad esempio, una percentuale di zolfo (0.1%) di 100 volte superiore a quella ammessa, da ormai 15 anni, nei carburanti usati sulla terra ferma (0.001%). E al di fuori delle aree a emissioni controllate le navi da crociera e passeggeri possono utilizzare combustibili ancora più inquinanti, con un tetto massimo di zolfo dell’1,5%, mentre ai cargo è concesso di utilizzare olii con un tenore di zolfo che arrivano fino al 3,5%.

In realtà a livello internazionale si è lavorato per abbassare tali percentuali e a partire dal 2020 il nuovo limite al di fuori delle SECA dovrebbe divenire lo o,5%. Un obiettivo ritenuto da molti ancora insufficiente: non a caso, recentemente, Ministero della transizione ecologica e solidale francese, supportato dal Ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa, ha proposto di limitare drasticamente le emissioni d’inquinanti per le navi che solcano il Mediterraneo con l’istituzione di un’area a emissioni controllate sulla scorta di quanto già realizzato nel Mare del Nord.

Gli esperti di T&E hanno ottenuto i dati sulle emissioni seguendo via satellite gli spostamenti delle navi da crociera e stimando in ottica conservativa (quindi presupponendo il continuo rispetto dei limiti di inquinanti nei carburanti) la quantità d’inquinanti rilasciata sia in navigazione che in fase di stazionamento in porto.

Lo studio si conclude chiedendo eque opportunità fiscali per i sistemi di approvvigionamento elettrico in banchina rispetto all’uso dei combustibili fossili, l’attivazione di misure per la creazione di sistemi portuali a zero emissioni e infine, come più di una volta chiesto da Cittadini per l’aria al Governo, l’adozione di un’area ECA nel Mediterraneo e, in Italia, un fondo NOx, come quello che in Norvegia ha consentito di ripulire oltre 600 navi in pochi anni.

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