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Etanolo da cellulosa, ora è un primato tutto italiano

Confermata la volontà di M&G di realizzare nel 2010 a Crescentino (Vercelli) la prima bioraffineria per la produzione di biofuel di seconda generazione, che con le sue 45.000 tonnellate/anno di produzione sarà a regime la più grande al Mondo

(Rinnovabili.it) – Il Convegno Internazionale “Etanolo di seconda generazione. Una realtà in Italia”, organizzato a Torino dal Gruppo Mossi e Ghisolfi (M&G) in collaborazione con la GBEP(Global Bionergy Partnership), e Finpiemonte, ha fornito il contesto. Il progetto di ricerca Pro.E.Sa. avviato nel 2008 e a cui hanno preso parte ben 100 scienziati, ha indicato la strada. Quello della produzione di biocombustibile di seconda generazione, ossia evitando l’utilizzo di colture destinate a fini alimentari e interessando aree agricole marginali, è oggi un traguardo anche italiano.
Lo studio, condotto del centro di ricerca della Chemtex e del Politecnico di Torino per conto del gruppo M&G, ha dimostrato la possibilità di produrre bioetanolo competitivo con prezzi del petrolio compresi tra i 50 e 70 dollari al barile, a partire dalla paglia e dalla canna comune (Arundo Donax), raccolta “in loco” e con benefici dunque sia a livello del territorio che del settore agricolo.
I frutti di Pro.E.Sa. saranno il cuore dell’impianto industriale che Mossi e Ghisolfi ha annunciato di portare a termine in quest’anno a Crescentino (Vercelli) e che con la sua produzione stimata di 45.000 tonnellate l’anno di biofuel si appresta a ottenere il titolo di “più grande al Mondo”.
“È con particolare soddisfazione che annunciamo oggi gli eccellenti risultati del nostro progetto di ricerca che permetteranno all’Italia di posizionarsi all’avanguardia in una delle aree più promettenti della green economy”, ha dichiarato Guido Ghisolfi, Vice Presidente del Gruppo M&G.
Per ottenere ciò sono stati necessari 120 milioni di euro in parte (15 milioni) finanziati dalla Regione Piemonte, attraverso Finpiemonte, il cui presidente Mario Calderini ha sottolineato come “la capacità del sistema pubblico di sostenere le nuove traiettorie tecnologiche nel campo delle fonti di energie rinnovabili passa sia attraverso la definizione di nuove forme di partenariato pubblico-privato, sia attraverso la capacità di individuare un nuovo portafoglio di politiche della domanda, in particolare del public procurement dell’innovazione”.

Intervenuto al convegno anche Paolo Frankl, Capo della Divisione Rinnovabili dell’Agenzia Internazionale dell’Energia – Partner GBEP, a ricordare i vantaggi offerti dall’etanolo di seconda generazione a partire dalla conservazione della competitività in termini di costo rispetto ai carburanti fossili, dalla sicurezza alimentare ed ambientale garantita, nonché dalla promozione dello sviluppo sociale ed economico di molti paesi emergenti in termini di fabbisogno energetico e di modernizzazione del settore agricolo.
La conferenza si è conclusa con l’intervento di Dario Giordano, Direttore Globale della Ricerca e Sviluppo del Gruppo M&G: “I risultati ottenuti con il nostro progetto di ricerca aprono la via a diverse applicazioni innovative nel campo della biochimica sostenibile sia per la produzione di fonti rinnovabili, che per l’ambiente e prodotti petrolchimici. L’impianto di bioetanolo di seconda generazione permetterà un risparmio annuo di 51.000 tonn/CO2, pari all’impiego di 6.800 autoveicoli. E ciò partendo da una biomassa non destinata ad usi alimentari e largamente disponibile sul territorio”.
Per fare due conti, spiega Giordano, “basti considerare che localmente vi sono circa 300.000 tonn/anno di paglia facilmente reperibili nell’area circostante l’impianto e servirebbero solo 4.000 ettari coltivati a canna palustre per alimentare completamente la produzione prevista”.

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