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Costa Rica: presentato il piano per la decarbonizzazione 2050

Investimenti in infrastrutture, trasporto pubblico, conversione da petrolio a idrogeno e riforestazione: queste alcune delle misure contenute nel piano sostenibilità del Costa Rica.

costa ricaIl Paese centroamericano da tempo investe in riforestazione e rinnovabili: lo scorso anno, il 98% dell’elettricità prodotta da fonti sostenibili

 

(Rinnovabili.it) – Il Costa Rica ha presentato un piano per la decarbonizzazione del Paese entro il 2050: “Se dovessimo raggiungere i nostri obiettivi i nostri nipoti nel 2035 avranno la stessa carbon footprint dei nostri nonni nel 1940 – ha affermato il Ministro dell’Ambiente costaricano Carlos Manuel Rodríguez – e per il 2050, i loro figli non ne avranno alcuna”.

Il programma della nazione centroamericana è ambizioso: mantenere la crescita economica (lo scorso anno, il Costa Rica ha registrato un aumento del Pil del 3%), abbattere le emissioni di CO2 e investire in infrastrutture sostenibili sono alcuni dei punti inseriti nel piano.

 

Circa il 40% delle emissioni di gas serra in Costa Rica proviene dal comparto trasporti: di qui la scelta di investire fortemente nel settore al fine di modernizzarlo. Il piano prevede il dimezzamento delle auto circolanti in aree urbane entro il 2040; l’utilizzo di almeno il 70% di bus elettrici e di almeno il 25% di auto entro il 2035; il 100% del trasporto pubblico (taxi, bus e treni) alimentato da energia elettrica entro il 2050. Tra le grandi opere annunciate anche la costruzione entro il 2022 di una linea ferroviaria elettrica che colleghi 15 delle 31 città sorte nei dintorni della capitale San Jose: un servizio che dovrebbe garantire la mobilità quotidiana di almeno 250 mila residenti nell’area metropolitana capitale (circa 1 milioni di abitanti).

 

Fonti alternative al posto del petrolio: il programma chiede uno sforzo di conversione alla maggiore società di distribuzione petrolifera, la Astra, di proprietà statale, che già da tempo ha avviato progetti di ricerca e investimenti su idrogeno e biocarburanti per alimentare mezzi pesanti e navi cargo.

 

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Più complesso il discorso fondi: dal momento che il Costa Rica non possiede propri giacimenti, buona parte delle entrate statali proviene dalle tasse sull’importazioni di carburanti. L’abbandono del sistema basato sulle energie fossili porterebbe a un drastico calo del budget statale (cui i dazi sulle importazioni di carburanti esteri contribuiscono per il 12%): per sopperire a questa mancanza, il piano prevede l’introduzione di non meglio specificate “tasse verdi”.

 

La nazione centroamericana è già tra i leader ambientalisti della regione: se negli anni ’60 e ’70, il Costa Rica aveva il maggior tasso di deforestazione pro capite al mondo, negli anni ’80, le foreste avevano riguadagnato circa il 25% del territorio e nel 2013 il 50%. Secondo i dati riportati dall’Istituto per l’Elettricità del Costa Rica, lo scorso anno il 98% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili.

 

C’è ancora molto da fare ma si tratta sicuramente di un passo nella direzione giusta: “E’ giusto essere ambiziosi – ha commentato Jairo Quiros, ricercatore presso l’Università del Costa Rica intervenuto per smorzare i facili entusiasmi dei propri amministratori richiamandoli sul grande lavoro da fare per raggiungere gli obiettivi del piano, a suo avviso ‘un po’ utopico’ – Non sarà facile, ma credo che questo programma possa spingere il Paese verso una trasformazione come nessun’altra di quelle osservate negli ultimi decenni”.

 

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