La quota della spesa energetica delle famiglie europee è in aumento, con rincari più marcati in quelle a basso reddito
Open EXP lancia la prima classifica a livello europeo della povertà energetica. Italia in fondo alla graduatoria
(Rinnovabili.it) – La povertà energetica è il convitato di pietra della transizione europea verso un futuro a zero emissioni. Mentre crescono le ambizioni nazionali e comunitarie sul fronte della sicurezza e della decarbonizzazione energetica, nella maggior parte degli Stati membri garantire l’accesso a forme adeguate e affidabili di energia a prezzi sostenibili rappresenta una sfida ancora troppo sottovalutata. Oggi la fuel poverty, intesa come l’incapacità degli individui di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, colpisce un europeo su quattro, per un totale di quasi 80 milioni di abitanti.
Per monitorare i progressi dei singoli Paesi sul tema, Open EXP – la rete di esperti e consulenti sullo sviluppo sostenibile – ha creato un sistema di valutazione standardizzato: l’Indice europeo di povertà energetica (EEPI), un indicatore composito che classifica gli sforzi nazionali nell’alleviare la povertà energetica domestica e quella in ambito trasporti.
Il risultato di questa operazione è la prima classifica europea del livello di fuel poverty, graduatoria complessa che vede l’Italia ad un pessimo 22° posto, esattamente tra Lettonia (21°) ed Estonia (23°). Nel complesso salta subito all’occhio il profondo divario tra i Paesi nord-occidentali, con livelli di povertà energetica più bassi, e quelli del Sud-est Europa, che popolano il fondo della classifica. Nella top five svettano, in ordine, Svezia, Lussemburgo, Austria, Danimarca e Paesi Bassi. In fondo alla graduatoria, invece, si trovano Malta, Bulgaria e Ungheria.
L’analisi di Open EX rivela come i fattori socioeconomici svolgano un ruolo più importante nei livelli elevati di povertà energetica rispetto alle condizioni meteorologiche e come i Paesi con una forte regolamentazione edilizia e un PIL pro capite più elevato si guadagnino i risultati migliori.
Come funziona l’Indice sulla poverta energetica?
Nel dettaglio l’EEPI è composto da due sottoindici, quali l’European Domestic Energy Poverty Index (EDEPI) e l’European Transport Energy Poverty Index (ETEPI). Il primo tiene conto di indicatori quali case umide e con significative perdite, alto costo dell’energia per gli utenti domestici, impossibilità di mantenere le case sufficientemente calde in inverno e sufficientemente fresche d’estate; il secondo comprende invece la quota delle spese di rifornimento per i cittadini proprietari di automobili, la quota della popolazione che non può permettersi il trasporto pubblico e quella con accesso limitato ai mezzi pubblici.
Considerando solo il primo sotto indice, l’EDEPI, l’Italia guadagna qualche posizione classificandosi al diciannovesimo posto, ma il dato rimane allarmante. Nel BelPaese il 16,5% delle famiglie – poco più di 9 milioni di persone – non riesce a scaladare efficientemente la propria casa e il 23% vive in abitazioni umide, con perdite e riparazioni da fare a tetti e infissi. E non aiutano di certo i prezzi dell’energia, tra i più alti in Europa. Nella proposta di piano per il clima e l’energia che il Governo ha presentato alla Commissione Europa, si legge (pag.80) “se del caso, obiettivi relativi alla povertà energetica” e che “per contrastare la povertà energetica è necessario aumentare l’efficacia delle misure esistenti a sostegno della spesa energetica e, nel medio termine, favorire le soluzioni di efficientamento energetico degli edifici”. E’ necessario, quindi, che vengano introdotte misure concrete che promuovano la riduzione del fabbisogno energetico degli immobili della popolazione meno abbiente attraverso interventi di efficientamento e di riqualificazione profonda degli edifici residenziali.