Cosa fa lo Stato, cosa fanno i Comuni? Qual è la situazione? Si tratta di un problema complesso che dovrebbe essere affrontato da vari punti di vista dalle amministrazioni locali in collaborazione con lo Stato centrale
A questo punto il concetto dovrebbe essere acquisito. Ormai muoversi nei centri urbani con un veicolo privato o pubblico è uno di quei problemi che le amministrazioni non possono risolvere se non affrontandolo da diversi punti di vista. Viabilità, parcheggio, tempi di percorrenza, costi per la manutenzione stradale, inquinamento atmosferico e acustico, prevenzione e cure per la salute pubblica.
Si tratta di una materia in gran parte di competenza locale, ma in una situazione di emergenza ambientale come quella che stiamo vivendo (vedi ad esempio il blocco del traffico qualche settimana fa) ci si aspetterebbe dal governo centrale un deciso intervento, con gli strumenti che gli sono propri, come ad esempio finanziamenti per migliorare l’efficienza del trasporto pubblico, oppure incentivi speciali per gli autoveicoli meno inquinanti, un controllo più severo sui monitoraggi delle centraline di rilevamento atmosferico, aiutando le amministrazioni locali ad ottemperare alle normative Ue in questo campo.
h4{color:#D3612B;}. Governo: incentivi addio
h4{color:#D3612B;}. Le iniziative delle amministrazioni locali
Al nord invece partirà da giugno per una coppia di comuni, Milano e Brescia, il progetto pilota “E-Moving” per la mobilità elettrica italiana, iniziando, ovviamente, dall’istallazione di una rete di ricarica destinata a questi veicoli a zero emissioni. Si tratterà di 270 impianti per il rifornimento energetico, istallati dalla A2A, con possibilità di una ricarica standard di 8 ore con prese da 220 Volt. In seguito sarà la volta delle prese a ricarica rapida, quelle da 400 Volt, che assicureranno un “pieno” in 20-30 minuti. Verrà utilizzata esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili. Si partirà con l’acquisto e/o il noleggio di 60 veicoli elettrici commerciali e non, proponendo di tariffe flat o a consumo per il consumo d’energia.
Gli altri comuni fanno quello che possono, con utili (o inutili?) stop domenicali del traffico o, come Napoli, cercando di tamponare il problema traffico con il bando per l’assunzione di 170 nuovi vigili urbani. Oppure Catanzaro che, in una mostra, anticipa come cambierà la mobilità urbana nel capoluogo: metropolitane, tappeti, scale mobili, ascensori, tutti elementi di mobilità alternativa all’auto, in un sistema integrato e connesso che candida Catanzaro, in Europa, come città laboratorio su questo tema.
E questi sono argomenti che verranno trattati dalla manifestazione di maggio “Forum P.A. 2010” in cui si dibatterà della “città smart” come la definisce Jeremy Rifkin, il quale interverrà per spiegare la sua teoria secondo la quale va pensata e progettata “una città in cui gli spostamenti siano agevoli, che garantisca una buona disponibilità di trasporto pubblico innovativo e sostenibile, che promuova l’uso dei mezzi a basso impatto ecologico come la bicicletta, che regolamenti l’accesso ai centri storici privilegiandone la vivibilità (aree pedonalizzate); una città smart adotta soluzioni avanzate di mobility management e di infomobilità per gestire gli spostamenti quotidiani dei cittadini e gli scambi con le aree limitrofe”.
h4{color:#D3612B;}. Mobilità urbana e inquinamento, qualche dato
Dallo studio, che si riferisce a dati del 2009, risulta che 57 città italiane su 88, tra quelle che hanno dati completi sulle Pm10, superano il limite previsto dalla legge, fissato in 50 microgrami/metro cubo per un massimo di 35 giorni di superamento l’anno. La situazione più grave si riscontra a Napoli con 156 sforamenti del tetto medio giornaliero, seguono Torino con 151, Ancona con 129 e quindi Ravenna con 126. Fra i grandi centri troviamo Milano con 108, Roma con 67 e Venezia con 60. Anche per un altro gas nocivo, l’ozono, la situazione è grave. Infatti durante il periodo estivo sono stati toccati valori record. Ben 32 città sulle 50 prese in considerazione, erano al di sopra del limite consentito dalla legge, in vigore dal 1 gennaio 2010, che fissa tale soglia a 120 microgrammi/metro per non più di 25 giorni l’anno.