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Trasformare il 90% dei rifiuti di plastica poliolefinica in carburanti “puliti”

Un team di ricercatori della Purdue University ha messo a punto una tecnologia che trasforma una speciale classe di rifiuti di plastica in polimeri, nafta e solventi

wang purdue university plasticaL’innovazione potrebbe soddisfare il 4% della domanda mondiale di benzina e diesel tramite la trasformazione degli scarti di plastica

 

(Rinnovabili.it) – Un team di ricerca della Purdue University ha sviluppato un sistema basato sulla liquefazione idrotermica che permette la conversione del 90% dei rifiuti di plastica poliolefinica in materiali utili come polimeri, nafta, solventi o altri carburanti “puliti”. I combustibili derivati da questo processo potrebbero soddisfare il 4% della domanda annua di benzina o diesel.

 

L’innovazione, in parte pubblicata sulla rivista ACS Sustainable Chemistry and Engineering, nasce dalla riflessione della dottoressa Linda Wang, coordinatrice del team di ricerca presso la Davidson School of Chemical Engineering della Purdue University, rispetto i dati sulla presenza di plastiche negli oceani, nelle falde acquifere e più in generale nell’ambiente: delle 8,3 miliardi di tonnellate di plastica prodotte negli ultimi 65 anni, il 12% è stato incenerito e solo il 9% riciclato. Il rimanente 79% (oltre 6,5 miliardi di tonnellate) circola disperso tra le terre emerse e gli oceani. La plastica poliolefinica rappresenta circa il 23% del totale dei rifiuti di plastica.

 

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Il processo di conversione comprende l’estrazione selettiva e la liquefazione idrotermica: nell’esperimento condotto dai ricercatori della Purdue University, il polipropilene è stato trasformato in carburante tramite l’utilizzo di acqua supercritica a 380-500° C e 23 MPa per un tempo di reazione tra 0,5 e 6 ore. Circa il 91% del campione è stato convertito in carburante a una temperatura di 425° C per 2 – 4 ore. I carburanti prodotti nel processo sono olefine, paraffine, idrocarburi ciclici e aromatici e la quasi totalità dei composti ottenuti possiede temperature di combustione e capacità energetica comparabili con quelli delle tradizionali nafte. Una volta che la plastica viene convertita in nafta, può essere utilizzata come materia prima per altre sostanze chimiche o ulteriormente separata in solventi speciali o altri prodotti.

 

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“Regolamentare i rifiuti di plastica, riciclandoli o semplicemente incenerendoli, non risolve il problema – spiega Linda Wang – I materiali plastici degradano lentamente e rilasciano microplastiche e agenti chimici tossici nel suolo e nelle acque. Una vera e propria catastrofe, perché nel momento in cui questi inquinanti entrano nell’ambiente, ad esempio negli oceani, diventano impossibili da recuperare completamente”.

“Il nostro obiettivo è creare un movimento organico interessato a convertire rifiuti poliolefinici in una vasta gamma di prodotti utili, come polimeri, nafta (una mistura di idrocarburi), o carburanti ‘puliti’ – continua la dottoressa Wang – La nostra tecnologia di conversione ha il potenziale di far esplodere i profitti delle industrie del riciclo e impattare fortemente sulle riserve mondiali di rifiuti di plastica”.

Qui sotto il video di presentazione dell’innovazione prodotto dalla Purdue University:

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