La protesta per il clima e il rischio estinzione organizzata a Londra da Extinction Rebellion passerà alla storia come il più partecipato atto di pacifica disobbedienza civile nel Regno Unito negli ultimi decenni
Extinction Rebellion chiede ai governi di portare a zero entro il 2025 le emissioni di CO2
(Rinnovabili.it) – Un enorme atto di pacifica disobbedienza civile per esprimere preoccupazione per l’incombente crisi climatica. Quella che passerà alla storia come la protesta più partecipata nel Regno Unito negli ultimi decenni è stata organizzata da Extinction Rebellion, il movimento nato un paio di mesi fa che intende costringere i governi a trattare come crisi le minacce di clima ed estinzione. Migliaia i manifestanti accorsi al centro di Londra per bloccare 5 ponti sul Tamigi e 85 le persone arrestate per aver “ostacolato” il traffico, avendo occupato i ponti di Southwark, Blackfriars, Waterloo, Westminster e Lambeth. La protesta di Londra è una delle azioni della campagna di disobbedienza civile di massa organizzata da Extinction Rebellion: “Il contratto sociale è stato infranto – ha detto Gail Bradbrook, uno dei organizzatori della protesta di massa – quindi non è solo nostro diritto, ma anche nostro dovere morale eludere l’inazione del governo e ribellarci per difendere la vita stessa”.
Cambiamenti climatici e rischio estinzione sono i perni attorno ai quali ruota l’azione di Extinction Rebellion che, da quando è stato istituito, ha raccolto circa £ 50.000 in donazioni e tenuto riunioni in tutto il paese. Nelle ultime due settimane più di 60 persone sono state arrestate per aver preso parte ad atti di disobbedienza civile organizzati in altre città del Regno Unito e all’estero dal movimento. Tutti gli aderenti sono delusi dalla politica tradizionale e convinti che i cambiamenti climatici siano una urgenza da risolvere.
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Cosa chiede ai governi il movimento? La riduzione delle emissioni di anidride carbonica a zero entro il 2025 e l’istituzione di un’assemblea dei cittadini per ideare un piano d’azione d’emergenza simile a quello visto durante la seconda guerra mondiale. Occupare le strade pensano sia il modo più rapido per attirare l’attenzione dei decisori politici, costringendoli a discutere le loro richieste. Gli organizzatori sperano che la campagna di “disordini rispettosi” possa far capire alla maggioranza che l’attuale linea d’azione in materia di clima porterà al disastro; non accetteranno inoltre fallimenti governativi nell’intraprendere azioni solide e di emergenza nei confronti del peggioramento della crisi ecologica e considerano inconcepibile che le generazioni future debbano sopportare il peso di un disastro senza precedenti provocato dalle attuali generazioni. “Considerata la portata della crisi ecologica che stiamo affrontando – ha aggiunto Bradbrook – siamo pronti a rischiare tutto per il nostro futuro”.