Quasi la metà dei corpi idrici superficiali nell'UE mostrano livelli di mercurio troppo alti rispetto a quanto chiesto dalla normativa comunitaria
Emissioni di mercurio: nell’atmosfera livelli del 500% superiori a quelli naturali
(Rinnovabili.it) – Le emissioni di mercurio continuano a rappresentare un significativo rischio sia per l’ambiente che per la salute umana. Secondo un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) questo metallo pesante ha ancora un vasto impatto su Vecchio Continente nonostante l’Unione europea ne abbia vietato o limitato l’uso in molti prodotti e processi industriali. Ma l’inquinamento difficilmente rispetta i confini geografici e, in un mondo in cui l’attività mineraria del mercurio sta aumentando anziché diminuire, è facile intuire come il problema sia ancora lontano da una risoluzione. È la stessa AEA che lo spiega: “Le attuali emissioni di mercurio in Europa sono per lo più limitate alla combustione di combustibili solidi, tra cui carbone, lignite e legno […] ma circa la metà del mercurio depositato nell’ambiente europeo proviene da paesi extraeuropei”. Al punto che gli attuali livelli nell’atmosfera sono fino al 500 per cento sopra quelli naturali.
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Liberarsene non sarà facile. Nel 2017, dopo sette anni di negoziati è finalmente entrata in vigore la Convenzione di Minamata, trattato firmato da 120 Paesi a che per la prima volta riconosce a livello globale i pericoli legati a questo contaminante fornendo un quadro normativo internazionale per la protezione di salute e ambiente. Tuttavia, anche se i firmatari traducessero immediatamente le parole della Convenzione in azioni concrete, ci vorrebbero anni prima di vederne diminuito l’inquinamento fino ai livelli pre-industriali.
Il motivo è principalmente la sua persistenza ambientale. Una volta che viene rilasciato nell’ambiente, questo elemento può circolare attraverso l’aria, la terra, l’acqua per migliaia di anni. Il consumo di pesce è la principale fonte di esposizione per esseri umani e animali: all’interno delle specie ittiche tende ad accumularsi e bioamplificarsi, aumentando quindi la concentrazione e i possibili danni. Secondo il rapporto dell’Agenzia, il mercurio presenta il rischio maggiore in fiumi, laghi e oceani, dove assume una forma altamente tossica. Il più recente dati di monitoraggio per i corpi idrici mostrano che circa 46.000 corpi idrici superficiali nell’UE, su circa 111.000, non soddisfano i livelli di mercurio stabiliti per proteggere gli uccelli e i mammiferi che mangiano pesce.
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