La calotta polare si scioglie ad un ritmo molto rapido. La causa, secondo un gruppo di ricercatori, sarebbe determinata dalla presenza dello stesso ghiaccio che, sciogliendosi, determina l'aumento della temperatura dell'oceano
(Rinnovabili.it) – Il ghiaccio artico si scioglie molto velocemente, più di quanto fosse stato previsto, a rivelarlo uno studio pubblicato sulla rivista Nature.
“Si è sempre pensato che la riduzione del ghiaccio marino potesse condurre ad un ulteriore surriscaldamento. Adesso abbiamo la conferma che ciò sta accadendo” ha dichiarato James Screen, ricercatore dell’Università di Melbourne nonché coautore dello studio.
Sappiamo che la riduzione delle dimensioni della calotta di ghiaccio è una conseguenza del cambiamento climatico; allo stesso tempo la situazione ha dato vita ad un circuito nel quale il cambiamento della temperatura globale e la diminuzione del ghiaccio si rinforzano a vicenda a scala regionale.
“Il ghiaccio marino agisce come un coperchio lucido galleggiante presente sulla parte superiore del Mar Glaciale Artico, che riflette la maggior parte della luce solare in entrata”, ha spiegato l’esperto.
Ma quando si scioglie, il calore viene assorbito dalle acque, che a loro volta riscaldano l’atmosfera soprastante.
“Quello che abbiamo scoperto è questo ‘sistema di ritorno’ che ha scaldato l’atmosfera ad una velocità maggiore di quanto si sarebbe verificato altrimenti”, ha aggiunto il ricercatore.
Dal 1989 al 2008, le temperature globali sono salite in media di 0,5 °C, mentre l’Artico si è riscaldato di 2,1 °C, l’aumento più rapido rispetto a qualsiasi altro luogo del pianeta.
Fino ad ora gli scienziati si sono sempre dimostrati in netto disaccordo sulle cause principali di queste rilevazioni.
Utilizzando i dati più recenti di osservazione dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio i risultati mostrano che il principale motore della cosiddetta “amplificazione polare” – il riscaldamento in eccesso rispetto alla media mondiale – è rappresentato dalla presenza della copertura di ghiaccio riflettente, e non dall’aumento della nuvolosità o dai cambiamenti di circolazione atmosferica ed oceanica, come sostenuto da altri.
Modelli utilizzati dalla massima autorità scientifica delle Nazioni Unite, il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), hanno gravemente sottovalutato la recente perdita, ha sottolineato Screen.
“Essi possono anche sottovalutare la futura perdita di ghiaccio marino e il riscaldamento, ma solo il tempo potrà chiarire la situazione con certezza”, ha aggiunto.
I dati satellitari della NASA hanno anche dimostrato che il ghiaccio marino artico si è assottigliato notevolmente.
Nel periodo 2004-2008, lo spessore si è ridotto di circa 67 centimetri e questo dovrebbe bastare a far capire quanto la situazione sia oramai sfuggita di mano.