Dalla borsa per la biancheria Guppyfriend a Cora Ball di Rozalia Project: arrivano sul mercato le prime soluzioni per impedire alle microfibre dei vestiti sintetici di disperdersi nell'acqua di lavaggio
Combattere l’inquinamento da microfibre un lavaggio alla volta
(Rinnovabili.it) – La lotta per impedire alle minuscole particelle di plastica di disperdersi negli oceani ed entrate nella catena alimentare potrebbe iniziare dalle lavatrici. Sul mercato iniziano ad arrivare, infatti, le prime soluzioni per contrastare l’inquinamento da microfibre legato ai capi da abbigliamento. Come ormai dimostrato da tempo, anche i nostri vestiti sono parte del problema: ogni volta che li laviamo, rilasciano particelle talmente piccole da non essere intercettate né dai filtri delle lavatrici né dagli impianti di trattamento delle acque reflue finendo così nei fiumi e nei mari. Secondo uno studio del 2016, pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology, più di un grammo di microplastiche viene rilasciato ogni volta che vengono lavate giacche sintetiche e fino al 40 per cento delle stesse finisce inevitabilmente nei corpi idrici.
Una mano potrebbe darla Guppyfriend, primo dispositivo progettato e commercializzato specificamente per prevenire l’inquinamento da microfibre. Inventato da due surfisti tedeschi – Alexander Nolte e Oliver Spies – e testato dell’istituto di ricerca Fraunhofer, Guppyfriend non è altro che un sacchetto per lavatrice: basta inserirvi i capi, metterlo nel cestello e quindi pulirlo a mano una volta finito il lavaggio. La sottilissima trama permette di trattenere fibre e microplastiche con un dimetro superore a 15 μm, consentendo invece il passaggio dell’acqua saponata.
È realizzato in nylon 66, un tipo di poliammide particolarmente resistente che non perde facilmente “pezzi”. Come parte del programma di test, gli scienziati dell’UMSICHT, presso il Fraunhofer Institute hanno confermato che il sacchetto non solo conserva in modo affidabile le microfibre (86% in meno di particelle perse), ma protegge anche i tessuti. Il progetto è prima approdato su Kickstarter, quindi nei negozi di Patagonia dove è venduto a un prezzo di 30 euro.
Ma non si tratta dell’unica idea in commercio. La startup americana Rozalia Project ha lanciato nel 2017 la sua Cora Ball. Al pari della soluzione tedesca, anche Cora Ball nasce per contrastare l’inquinamento da microfibre originato dai capi d’abbigliamento. Il suo funzionamento, spiegano gli inventori, trae ispirazione dalla natura e più precisamente dal sistema di filtraggio dei coralli.
Le molteplici “braccia” che costituiscono la sfera catturano le fibre disperse durante il lavaggio, che potranno essere poi rimosse a mano a fine ciclo. I risultati, da quanto si legge sul sito di Rozalia, sembrano essere inferiori a quelli di Guppyfriend – ridurrebbe di oltre il 25% la quantità di microfibre rilasciate – ma il costo è più o meno simile: circa 25 euro a cui vanno aggiunte le spese di spedizione.
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