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Il tallone d’Achille delle rinnovabili tedesche

Il direttore dell’Agenzia Tedesca per l’Energia incita ad ampliare la ricerca sulle tecnologie per lo stoccaggio energetico. Misura necessaria per andare incontro alla crescita futura delle rinnovabili

(Rinnovabili.it) – “Non possiamo concentrarci solo sulla tecnologia produttiva, abbiamo bisogno di ampliare il campo della ricerca nei nuovi sistemi di stoccaggio energetico, ad oggi ancora troppo costosi”. A parlare è Stephan Kohler, il direttore dell’Agenzia tedesca per l’energia Dena. Come voce autorevole del settore Kohler ha definito quelle che a suo avviso sono le esigenze dello ‘sviluppo rinnovabile’ in Germania.
Si prevede infatti che la quota di fonti verdi nella produzione energetica nazionale sia destinata a raddoppiare entro il 2020 raggiungendo il 30 per cento del totale riconfermando così al paese quella leadership indiscussa nelle rinnovabili che ha finora vantato.
Eppure esiste un tallone d’Achille: quando la produzione eccede l’offerta non è possibile immagazzinare se non piccoli volumi di energia, spiega Kohler. Utility come RWE e Evonik stanno mettendo gli occhi su progetti pilota, come l’aria compressa, l’idrogeno o mega batterie, tutte tecnologie a cui stanno guardando anche Cina, Stati Uniti e India.
Ad oggi i sistemi di storage tedeschi hanno una capacità totale di 7.000 MW, a fronte di una domanda di carico massimo di 80.000 MW e circa 100.000 MW di potenza installata e offre circa otto ore di immagazzinamento. L’Agenzia ha dunque invitato il Governo ad imbarcarsi nell’impresa, che a fronte dell’investimento iniziale si dimostrerebbe economicamente conveniente sul lungo tempo.

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