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Strategie convenienti per andare oltre il 27% di rinnovabili nell’UE

Irena identifica le opzioni verdi, in mano agli Stati membri europei, per superare il target energetico proposto da Bruxelles per il 2030

energie rinnovabili 2030

 

Una roadmap per raggiungere e scavalcare l’obiettivo rinnovabili del prossimo decennio

(Rinnovabili.it) – L’Unione Europea potrebbe, senza troppe difficoltà, portare la quota rinnovabile nel suo mix energetico al 34% nel 2030. È quanto riferisce IRENA, l’agenzia internazionale delle energie rinnovabili, chiamata dall’esecutivo UE ad analizzare potenzialità e impatti della strategia comunitaria post 2020. L’analisi, che debutta oggi a Bruxelles, mostra che esistono varie combinazioni economicamente vantaggiose per raggiungere il target attualmente indicato dal Pacchetto Energia Pulita per tutti, ossia il 27% di rinnovabili nei consumi comunitari finali. Tuttavia identifica anche il potenziale aggiuntivo per superare questa quota. “Renewable energy prospects for the European Union”, questo il titolo del documento IRENA offre un’analisi suddivisa per Paesi, settori e tecnologie, offrendo nel contempo una piattaforma per valutare gli impatti, ambientali ed economici, di tutti i piani nazionali (SEN 230 compresa). Il ruolo chiave viene dato alle due fer non programmabili per eccellenza: eolico e fotovoltaico. L’agenzia identifica un potenziale, rispettivamente di 327 e 272 GW di nuova capacità per le due fonti, oltre 80 GW a testa rispetto lo scenario di riferimento.

 

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Biomassa, idroelettrico, geotermia ed energia marina potrebbero contribuire con altri 22 GW, sempre al 2030. Un capitolo è dedicato al settore del riscaldamento e del raffreddamento, che rappresenta circa la metà della domanda energetica dell’UE: più dei due terzi delle opzioni rinnovabili identificate nella relazione sono meno costose rispetto all’alternativa convenzionale.

 

La domanda chiave è: ci sarà sufficiente flessibilità nel sistema di alimentazione 2030 per affrontare efficacemente l’aumento della variabilità nella produzione? Sì, spiegano gli autori, a patto che si intervenga oggi con una pianificazione a lungo termine sia sul fronte delle nuove infrastrutture necessarie che sugli sforzi di integrazione del mercato transfrontaliero per consentire uno scambio efficiente di energia elettrica.

Le simulazioni effettuate da IRENA mostrano, inoltre, che gli impianti di generazione a fer non programmabili sono destinati ad ottenere prezzi inferiori alla media nei mercati all’ingrosso, poiché i loro bassi costi di generazione marginali esercitano una pressione al ribasso sui prezzi. Questo effetto è più pronunciato per gli impianti fotovoltaici, poiché la loro produzione si concentra nelle ore centrali della giornata e durante l’estate. Un valore economico decrescente per l’energia solare potrebbe costituire un ostacolo agli investimenti in nuova capacità. Ostacolo che potrebbero però essere mitigato consentendo nuovo stoccaggio energetico e incentivando la flessibilità dal lato della domanda in tutti i mercati europei.

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