Il diritto all’acqua è solo per chi se lo può permettere
2 Febbraio 2018•Tempo di lettura: 2minuti
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Dopo l'iniziativa dei cittadini europei da 1,6 milioni di firme, Bruxelles vara una revisione della direttiva sull'acqua potabile, che però non piace ai movimenti
Non piace la proposta di revisione della direttiva sull’acqua
(Rinnovabili.it) – L’Europa magnifica la revisione della direttiva sull’acqua potabile, ma i movimenti non ci stanno e la coprono di critiche. Questo è in sintesi il risultato della giornata di ieri, in cui Bruxelles ha varato la sua proposta per migliorare la normativa e venire incontro alle richieste di milioni di persone riunite nel movimento europeo per l’acqua bene comune.
«La proposta legislativa mira a garantire questo diritto e quindi risponde all’iniziativa europea dei cittadini di successo, ‘Right2Water’, che ha raccolto 1,6 milioni di firme a sostegno del miglioramento dell’accesso all’acqua potabile per tutti gli europei – si legge in una nota della Commissione – Inoltre, questa proposta mira a responsabilizzare i consumatori garantendo che i fornitori di acqua offrano informazioni più chiare sul consumo, i costi e il prezzo al litro, contribuendo agli obiettivi di riduzione dell’uso di plastica e a limitare l’impronta di carbonio dell’UE, nonché al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile».
Tutto bene? Nemmeno un po’, secondo l’European Water Movement, promotore della raccolta di firme che ha spinto perfino il Parlamento Europeo a votare una risoluzione per l’inserimento del diritto umano all’acqua nei trattati fondativi dell’Unione. Tra i portavoce del movimento, l’italiana Elisabetta Cangelosi ha bollato la revisione della direttiva come «deludente. Anche se accogliamo con favore il timido tentativo della Commissione di includere provvedimenti per l’accesso universale all’acqua e l’enfasi sulle minoranze e sui gruppi più vulnerabili, questo testo non ha nulla a che vedere con il diritto umano riconosciuto dalle Nazioni Unite e richiesto dai cittadini».
L’ONU prescrive infatti che l’acqua e i servizi idro-sanitari debbano risultare accessibili, sicuri, accettabili, sufficienti ed economicamente sostenibili per le persone. La bozza della nuova direttiva affronta soltanto i primi tre aspetti. Per questo, l’attivista David Sanchez ha rincarato: «La proposta della Commissione semplicemente ignora la principale sfida nel contesto europeo per diritto umano all’acqua, cioè l’accessibilità economica. Con migliaia di famiglie private del collegamento idrico poiché non in grado di pagare le bollette, garantire l’accesso non è sufficiente. C’è bisogno di coraggio politico da parte della Commissione per sfidare le compagnie private che fanno profitti sulla gestione dell’acqua se si vuole veramente soddisfare questo diritto umano in Europa».