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Ora Milano diventi il crocevia mondiale della ricerca agro-alimentare

Dopo Expo2015 tanti i risultati raggiunti. Ora realizziamo il Centro per lo Sviluppo Sostenibile 

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(Rinnovabili.it) – E’ stato impegnato nella regia della candidatura di Expo2015, che ha cambiato Milano, come Assessore della giunta di Letizia Moratti. La scelta dell’allora sindaco di Milano “che ha inventato Expo, di mettere a fuoco il tema Nutrire il pianeta, energia per la vita, con la volontà  di portare a Milano un’Esposizione Universale,  fu visionaria” dice a Rinnovabili.it Andrea Mascaretti, oggi Presidente del Salone Internazionale della Ricerca, Innovazione e Sicurezza Alimentare nato in seno alla Società Umanitaria, una delle più antiche istituzioni filantropiche di Milano. “In quel momento ritenevamo che Milano avesse bisogno di tornare ad avere uno splendore di dimensione internazionale, come era accaduto in passato  e che non esisteva più. Candidare Milano all’evento in assoluto più importante al mondo per durata, coinvolgimento di Paesi, investimenti qual è un’Esposizione Universale, che Milano fra l’altro aveva già fatto nel 1906, è stata una sfida vinta, che ancor oggi consegna  risultati”.Restano tuttavia da realizzare alcuni impegni importanti della Carta di Milano, come il Centro per lo Sviluppo Sostenibile. Milano ha tutte le carte in regola per essere il riferimento nel mondo sulle tematiche della ricerca in campo alimentare”.

Nel frattempo, – aggiunge Mascaretti – con la società Umanitaria, appena venne assegnato l’Expo a Milano, nel 2008,  avviammo un gioco di squadra con enti di ricerca, come il CNR,  università, con le confederazioni agricole CIA, Confagricoltura e Coldiretti, con  Confindustria, Confcommercio e Federchimica – solo per citarne alcuni, che prosegue – in stretta collaborazione con la comunità scientifica che lavorò ad Expo 2015 – all’interno del Salone Internazionale che presiedo”.

 

Indice dei contenuti

Il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” oggi è ancor più stringente?

Senza dubbio. La scelta visionaria di Letizia Moratti, che mise a fuoco sia il tema “nutrire il pianeta”, sia il suo impatto, che è “energia per la vita”, ovvero nutrire le persone e con esse gli animali, in particolare quelli allevati dall’uomo destinati all’alimentazione umana è ancora una sfida. Si stima che duemila anni fa sulla Terra ci fossero 300 milioni di esseri umani. Oggi abbiamo superato i 7 miliardi e nel 2050 dovremmo toccare i 9 miliardi. Del 30% di terre emerse del globo terracqueo soltanto il 35% sono utilizzabili per produrre cibo per gli esseri umani, quindi all’aumentare degli esseri umani diminuisce la quota di terreno utilizzabile pro capite  per sfamare tutte le persone. Il tema voleva sottolineare che tutte le parti del sistema –  popolazioni, cibo, salvaguardia del pianeta – sono  fra loro collegate e che senza cibo, acqua, crescita sostenibile, non c’è energia per la vita.

 

Missione a Dakar 092

 

Lei ha guidato oltre 20 missioni in giro per il mondo con delegazioni composte dal Ministero degli Affari Esteri, per catturare il  consenso sulla candidatura di Milano. Qual è l’eredità di quell’esperienza? Con la recente vicenda dell’EMA, finita ad Amsterdam, abbiamo tutti focalizzato  che  l’epilogo delle assegnazioni non è mai scontato, anche se si hanno tutte le carte in regola…

Sono andato in tutti i paesi asiatici, dalla Cina alle Filippine, dal Nepal al Laos e al Tagikistan, e in centro America – Honduras, Messico, Panama – al fine di assicurare l’impegno di questi Paesi – con una lettera dei Governi rappresentati dai Ministri degli Affari esteri e dell’Agricoltura – a votare Milano, in seno al BIE (Bureau International des Expositions)  -,  in contrapposizione alla candidatura forte di Smirne per l’Expo2015. Nel corso di queste missioni, durante le quali ho incontrato oltre 50 rappresentanti di governo dei quattro continenti, ho trovato sempre un ampio consenso sul tema. Molti paesi aderenti al BIE sono in via di sviluppo e per essi il problema più urgente è la fame. In più, Milano e l’Italia avevano i titoli per scegliere quel tema, dal momento che in Italia si trovano sia le sedi delle due agenzie ONU  – FAO e World Food Program – incentrate su questi ambiti, sia il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo. In buona sostanza, l’ONU ha insediato in Italia tutto ciò che in qualche modo ha a che fare con l’agricoltura e l’alimentazione. Non dimentichiamo che anche l’Unione Europea ha stabilito l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare EFSA a Parma. Per Expo 2015 ci siamo coordinati con tutte queste agenzie e abbiamo fatto un lavoro di squadra. A fronte di questi dati – la presenza nel nostro Paese delle agenzie sui programmi  mondiali del cibo, le iniziative svolte e la realizzazione di Expo 2015 –  credo che l’Italia sia oggi il paese in assoluto più titolato al mondo per rappresentare un crocevia sulle tematiche di ricerca e sviluppo nel campo dell’alimentazione. Questa è la grande eredità che non bisogna sprecare.  

 

Quali sono le eredità lasciate da Expo2015 compiute e incompiute?

Le eredità principali sono due. Una è la Carta di Milano, che è più strettamente  una dichiarazione di intenti, l’altra, più concreta, è l’Urban Food Policy Pact, un patto sottoscritto da 148 città del mondo che si impegnano, attraverso le loro amministrazioni, a realizzare politiche sostenibili per assicurare cibo sano a tutta la popolazione, preservando l’ambiente e adottando misure idonee contro lo spreco alimentare.

Con i Paesi che ci hanno sostenuto avevamo preso l’impegno per la creazione di un Centro per lo sviluppo sostenibile. L’idea alla base era che per Milano, che rappresentava la prima Esposizione Universale in occidente degli ultimi 20 anni, non avremmo lasciato non un landmark, un simbolo, come era accaduto con le Expo dell’Ottocento e Novecento, con la Tour Eiffel a Parigi  o l’Acquario Civico a Milano. Noi abbiamo deciso di lasciare un’eredità al futuro del mondo che fosse in parte anche immateriale, quindi un Centro per lo Sviluppo Sostenibile, un luogo dove condividere il sapere di tutto il pianeta, in particolar modo mettendo le conoscenze dei Paesi più industrializzati, più avanzati a disposizione dei Paesi in via di sviluppo. Credo che questo sia un obiettivo ancora da realizzare, tuttavia ancora possibile. Le dichiarazioni contenute nella Carta di Milano non possono rimanere tali. Qualcuno si deve impegnare e fare regia perché quegli impegni, presi per quasi otto  miliardi di persone,  dai Paesi che hanno firmato la Carta di Milano, si realizzino.

 

Qual è il bilancio?

Alcuni risultati li abbiamo centrati. L’obbiettivo di dare a Milano, ovvero all’Italia,  la visibilità che le spettava nel palcoscenico internazionale, è stato abbondantemente raggiunto. Oggi Milano è una delle città più internazionali al mondo, la metropoli turistica più attraente e gettonata dopo NY, è sicuramente uno dei motori più dinamici d’Europa. Cito l’esempio di Barack Obama, che appena  concluso il suo mandato ha scelto Milano come prima tappa del viaggio in Europa da ex Presidente degli Usa, partecipando nello scorso maggio all’evento all’interno del Global Food Innovation Summit (organizzato da Seeds& Chips, in occasione del Salone Tutto Food 2017 alla Fiera di Milano, ndr) sul tema dell’alimentazione. Non è un caso se l’uomo più potente del mondo decide come prima méta di viaggio di scegliere Milano, per parlare di cibo e sostenibilità.  Vuol, dire che abbiamo seminato bene. Adesso però si tratta di continuare.

 

Altri risultati tangibili?

L’Urban Food Policy Pact sta procedendo perché le città hanno dei livelli di Governo molto operativi e quindi le varie politiche alimentari metropolitane sono attive. Queste politiche non vanno sottovalutate, a fronte di una concentrazione crescente di popolazione, che si stima assorba fino al 70% del fabbisogno alimentare nelle megalopoli asiatiche. Sfamare vari milioni di persone –  dai dieci ai venti milioni –  due volte al giorno, è un’impresa molto difficile e se si sbaglia si rischia di produrre inquinamento, spreco alimentare, con un impatto  dannoso molto forte per l’ambiente. L’Urban Food Policy Pact, sta quindi funzionando. La Carta di Milano, che è l’altro impegno di Expo lasciato al pianeta, ha invece bisogno ora di azioni concrete.

 

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Quali?

Intanto l’Italia dovrebbe dare il buon esempio. Vedo due livelli. Uno è il modello che si può sviluppare in Italia, il secondo è il modello che l’Italia deve esportare al mondo. Credo che sia veramente importante sviluppare un sistema di produzione alimentare sostenibile. Abbiamo visto molti modelli dentro Expo, ad esempio come si coltiva nel deserto con la coltura a goccia. Con questo metodo è possibile produrre molto, quindi ci si chiede perché non si riesca a coltivare nulla in altre parti del mondo dove l’acqua è disponibile. Probabilmente occorre insegnare questo metodo.

 

Nella Carta di Milano le imprese firmatarie si impegnano a fare investimenti in ricerca. Quella coltura a goccia era illustrata nel padiglione di Israele che investe il 4,2% del proprio PIL in Ricerca e Sviluppo …

Certamente. In Israele hanno dimostrato come, grazie alla ricerca scientifica, in luoghi del Paese non particolarmente ospitali siano riusciti a coltivare ciò di cui hanno bisogno ed anche ad esportarlo.

 

In Israele, nel deserto del Negev, si sono spostate 900 famiglie che  lavorano in 600 imprese agricole. Con la coltivazione di frutta e verdura garantiscono il 60%  dell’export di vegetali del proprio Paese, con l’agricoltura idroponica…

Questo è un esempio nel mondo, ma ce ne sono tanti altri. Occorre che esempi così importanti possano essere condivisi da tutti e l’impegno è questo. Oggi assistiamo a disastri ambientali, che sicuramente avvenivamo anche in passato, ma non con la stessa frequenza. Ogni volta che piove, si sente parlare di bombe d’acqua. Dobbiamo avere sempre presente che il nostro è un sistema chiuso, e che il tema del cibo e della necessità di sfamare ogni giorno milioni di persone comporta che sia l’agricoltura, sia gli allevamenti siano intensivi. Questi ultimi, destinati all’alimentazione umana, inquinano più delle automobili e dei trasporti, con impatto fortissimo sull’ambiente e sul clima. Per questo bisogna mutuare le pratiche migliori.

 

Sfamare il mondo in maniera sostenibile, riducendo progressivamente l’impatto ambientale è la sfida globale da vincere. Con quali azioni della collettività riusciremo a fare goal?

Occorrerà giocare su due fronti. Uno è lo spreco alimentare, che si verifica lungo tutta la filiera produttiva. E’ quello che chiamiamo nei PVS, ”lo spreco nel campo”, e nei paesi industrializzati, “lo spreco nel piatto”. Il problema è che noi occidentali avendo tanto cibo a disposizione, ne buttiamo via tanto. Ogni famiglia getta una certa quantità di cibo scaduto, cibo che fra l’altro è costato all’ambiente, perché ha subito tutto il processo di trasformazione, confezionamento e trasporto. Oppure, si butta via il cibo perché se ne cucina in abbondanza, o ancora perché se anche c’è la dispensa piena si fa un pranzo veloce fuori, magari senza guardare alla qualità, e questo alla lunga genera i problemi legati ad una sovralimentazione, ricca di grassi e non sana. L’altra questione interessante è quella dell’impegno che devono mettere le industrie alimentari, che hanno consentito attraverso la produzione e la trasformazione industriale di farci avere tanto cibo a poco costo. Oggi, la nuova sfida è quella di farci avere tanto cibo, a poco costo, buono e sostenibile. Nei paesi africani, che non hanno un sistema che consenta di conservare i prodotti della filiera alimentare più a lungo, perché non hanno l’industria della trasformazione oppure non possiedono certi tipi di tecnologie, la sfida è abbattere lo spreco nel campo, perché produrre il cibo che non può più essere consumato è costato energia al pianeta.

 

 

Sul cibo c’è bisogno di una crescente sensibilità prima di tutto sul piano etico?

C’è un problema di responsabilità verso le generazioni future. Oggi, per le scelte sbagliate, i Paesi stanno consumando qualcosa che non è loro, ma è di tutti, anche di quanti popoleranno il pianeta domani. Se si rendono completamente inutilizzabili alcune risorse – l’acqua, l’aria, la terra – le  si sottrae per sempre alle generazioni future, che saranno più numerose.

 

Come potrà realizzarsi a livello globale l’Urban Food Policy Pact?

Il compito delle città è avere amministratori capaci affiancati da bravi esperti – scienziati, ricercatori – in grado di programmare un sistema per l’alimentazione in città, idoneo, fra le altre cose, sia a contenere gli sprechi di energia, sia a diffondere e a far condividere fra la popolazione stili alimentari sostenibili. La ricerca scientifica ci deve condurre a nuove fonti alimentari sostenibili. Ciò non significa che queste vadano inventate. Penso a fonti alimentari che vanno sviluppate, e sono utilizzate in alcune parti del pianeta, cui si potrebbe fare maggiormente ricorso, come alghe, meduse, insetti commestibili, prodotti che hanno un impatto minore rispetto ad altri alimenti che, al contrario, utilizziamo in abbondanza.

 

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Il prossimo risultato degli impegni di EXPO che vorrebbe portassero a casa Milano e l’Italia?

Ho in mente un modello interessante, visitato durante le missioni con la delegazione per Expo2015, che è la città del sapere vicino a Panama. Mi piaceva immaginare così l’eredità di Expo, ovvero che tutti i paesi partecipanti, dopo l’Esposizione, trasferissero alcuni loro rappresentanti in un centro ricerche per il food. In questo sito, sull’esempio di quanto  è stato fatto a Panama, la ricerca non dovrebbe essere tassata, si potrebbero sviluppare i progetti di ricerca con incentivi e tutti i paesi sarebbero invogliati a trasferire i propri  centri di ricerca e a registrare i loro brevetti, con l’impegno che, trascorso un certo lasso di tempo, tutto ciò che è coperto da brevetto dovrebbe essere  immediatamente reso disponibile per  i Paesi in Via di Sviluppo. Insomma, una zona franca della ricerca in campo alimentare dove i paesi che avevano i padiglioni, partecipando con i loro scienziati, contribuirebbero a fare della Lombardia una Food Valley, una Silicon Valley della ricerca sull’alimentazione.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

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Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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