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Ecomafia 2010, i crimini ambientali non conoscono crisi

L’illegalità ambientale si conferma ancora una volta come una “holding solida e potente”, che nonostante l’imperante crisi economica è riuscita a chiudere in “positivo” l’anno 2009, perpetuando la sottrazione di risorse importanti al Paese e condannandolo all’arretratezza

(Rinnovabili.it) – Se in questi mesi ci si è potuti congratulare con tecnologie quali eolico o solare, dimostratesi motore di crescita nonostante il momento di congiuntura economica, c’è un giro d’affari che non ha neanche lontanamente risentito della crisi finanziaria globale. Parliamo della criminalità ambientale che anche nel 2009 ha tenuto impegnate le forze dell’ordine 24 ore su 24, con 28.576 illeciti accertati e 316 arresti.
Tutti i dati sono stati raccolti ed elaborati nell’atteso dossier di Legambiente *Ecomafia 2010*, il documento che torna a fare il punto sugli illeciti perpetrati adanno dell’ambiente e ma anche sul lavoro svolto da tutte le Forze dell’ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini.
La pubblicazione riporta le criticità ancora aperte sul tessuto italiano e sottolinea come nonostante, appunto, l’inasprirsi della crisi economica la criminalità ambientale abbia poi all’attivo un giro d’affari di 20,5 miliardi di euro, portato avanti soprattutto nel settore del riciclo dei rifiuti. In quest’ultimo risulta addirittura essersi moltiplicato il numero di illeciti accertati passati dai 3.911 del 2008 ai 5.217 del 2009.
Leggero calo invece per le infrazioni relative al ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463) nonostante il mancato ridimensionamento del fenomeno dell’abusivismo a causa della crisi economica. Non mancano i reati contro la fauna, contro l’ambiente marino e costiero, nel settore agricolo e le concessioni illecite.
Nella classifica regionale al primo posto stabile la Campania con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale), seguita dal Lazio che sale al secondo posto dal quinto del 2008, soprattutto a causa dei reati contro il patrimonio faunistico e per un territorio sempre più esposto alle infiltrazioni malavitose. Terza la Calabria con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia (2.674) e quindi dalla Sicilia (2.520).
Dalla conferenza stampa per la presentazione del Dossier il vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri ha dichiarato: “L’azione di contrasto messa in campo dalle Forze dell’ordine deve essere sostenuta concretamente dal Governo con la disposizione di nuovi efficaci strumenti. Introducendo finalmente (entro la fine del 2010) i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale e consentendo l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini, ma anche mettendo mano alle situazioni di pericolo più grave, quali le aree inquinate da bonificare e gli edifici e le opere pubbliche a rischio calcestruzzo depotenziato da monitorare e mettere subito in sicurezza”.

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