La produzione di cibo da grandi colture scambiate sul mercato globale va incontro a rischi concreti se i cambiamenti climatici non verranno arginati
Perché cibo e cambiamenti climatici sono legati a doppio filo
(Rinnovabili.it) – Del recente studio uscito su The Lancet, che mette in relazione salute globale e cambiamenti climatici, in pochi hanno sottolineato i passaggi legati al destino del cibo e dei produttori agricoli che vivono nelle aree rurali. Invece proprio qui va individuato un problema piuttosto urgente, che può determinare effetti a catena sulla sicurezza alimentare in buona parte del pianeta.
I ricercatori, provenienti da 24 istituzioni accademiche e organizzazioni governative di tutto il mondo, dimostrano che tra il 2000 e il 2016 le catastrofi climatiche sono aumentate del 46%, con 125 milioni di persone oltre i 65 anni esposte a ondate di caldo che ne hanno pregiudicato la salute. Il fenomeno tuttavia, come sottolinea lo studio, colpisce anche la produttività dei braccianti e dei contadini, riducendo la qualità della vita delle famiglie e delle comunità.
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In un mercato del cibo ormai globalizzato, questi impatti si ripercuotono su società anche molto distanti, con un abbassamento della qualità e quantità dei prodotti e una crescita dei prezzi. Gli scienziati stimano che l’aumento di un solo grado nelle temperature medie globali è associato ad una caduta del 6% nella produzione mondiale di grano e del 10% nella produzione di riso. Scenari simili profilano anche un peggioramento della malnutrizione, che già oggi colpisce 422 milioni di persone in 30 paesi dell’Asia e dell’Africa, ben più dei 398 milioni di persone stimate nel 1990.
Lo studio avverte che le perdite economiche legate a eventi climatici estremi hanno raggiunto, secondo le stime, 111 miliardi di euro in tutto il mondo, e che questo impatto economico mette in ginocchio paesi con un Prodotto interno lordo più basso. In questi paesi, il 99% delle perdite materiali non è coperto da alcuna assicurazione. L’agricoltura è una delle vittime più frequenti in caso di grandi siccità o alluvioni, ed è direttamente connessa con lo stato di salute delle comunità. Per questo, progetti di mitigazione e adattamento vanno favoriti soprattutto nei paesi più poveri, anche se per ora il trend è opposto: se nel 2016 449 città del mondo hanno avviato progetti per analizzare i rischi del cambiamento climatico, la maggior parte ha trovato applicazione nei paesi ad alto reddito.