Il ministro Graziano Delrio è pronto per firmare nelle prossime settimane gli schemi di contratto per assegnare le risorse per l'adeguamento delle infrastrutture di un centinaio di dighe
Al via i primi interventi del Piano Dighe
(Rinnovabili.it) – “Abbiamo messo 300 milioni per rinnovare, ampliare i bacini delle dighe, manutenerli, metterli in sicurezza. Credo che questo piano darà anche una risposta al grave problema del cambiamento climatico che stiamo affrontando”. Sono le parole pronunciate oggi del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Graziano Delrio, a margine della presentazione romana del rapporto Sipotra su ‘Le politiche dei trasporti in Italia’. Il riferimento è al Piano Dighe del 2016, progetto con cui il Governo ha messo mano la prima volta mano ad un problema infrastrutturale denunciato dalla stessa direzione Grandi Dighe del MIT nel 2013.
Dispersione delle risorse, sottoutilizzo degli impianti e mancati interventi di messa in sicurezza pesano oggi su una gestione idrica nazionale deficitaria e problematica. Attualmente, a causa dell’imperante siccità, il livello medio delle grandi dighe si è abbassato al di sotto del limite di sicurezza imposto dal MIT con una capacità che si attesta in media a circa il 64% dell’invaso. “Le dighe lavorano purtroppo ad una capacità molto inferiore […] e molto spesso per difetti di manutenzione”, ha aggiunto il ministro.
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Di fronte a questo scenario, il Dicastero ha avviato un programma di interventi del valore economico di 294 milioni euro per l’incremento delle condizioni di sicurezza di 101 dighe ad uso irriguo e potabile sparse sul territorio nazionale. Di questi, 79 si trovano nel Mezzogiorno, 18 nel Centro Italia e le rimanenti 4 nel Nord.
Annunciato già a marzo di quest’anno, il programma dovrebbe entrare a breve in vigore come assicura Delrio che promette di dare “il via libera molto presto” agli schemi di contratto con i gestori per investire le risorse stanziate. L’obiettivo è riuscire a salvaguardare risorse idriche per 4,5 miliardi di metri cubi, ossia quasi un terzo della risorsa idrica nazionale, e nel contempo recuperare circa 1,3 miliardi di metri cubi attualmente non invasabili.
In realtà quella che il MIT definisce “La cura dell’acqua” riguarda in tutto 538 sbarramenti sottoposti al controllo del ministero e definiti ‘Grandi Dighe’: sono impianti gestiti da concessionari di derivazione – pubblici o privati – per uso non solo potabile e irriguo ma anche idroelettrico, industriale e d’attenuazione delle piene. Per un volume totale di 13.748 miliardi di metri cubi.