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Un passo avanti e uno indietro sulla gestione delle foreste europee

Una nuova proposta migliora quella della Commissione Europea e limita il prelievo di foreste ai livelli 2000-2012. Lasciando fuori però le bioenergie

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(Rinnovabili.it) – Un passo avanti per la lotta al cambiamento climatico, anche se non sarà quello definitivo. Bisognerà aspettare l’autunno per capire se la plenaria del Parlamento Europeo confermerà la proposta di ieri avanzata dalla Commissione Ambiente per la gestione delle foreste europee. Con il loro voto, gli “eurodeputati ambientali” hanno innalzato il tasso di rimozione della CO2 dall’atmosfera ad opera degli alberi, scongiurando per ora un aumento della deforestazione legale richiesto invece dall’industria della carta e da altri settori che utilizzano i boschi per rifornirsi di materia prima.

In sostanza, la proposta alza l’asticella rispetto allo scenario ipotizzato dalla Commissione Europea, migliorando (in termini ambientali) il sistema di calcolo delle emissioni del settore LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry). Il prelievo di alberi dal 2020 al 2030 dovrebbe, in base al testo, non superare la media del 2000-2012. Un periodo di riferimento in cui la deforestazione era più bassa rispetto a quello individuato originariamente dal Bruxelles (1990-2009).

 

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Scontenti l’industria cartaria, il settore forestale e l’agricoltura: nonostante abbiano obiettivi differenti, infatti, tutti forestepuntano ad una riduzione delle aree alberate, o per l’utilizzo del legno o per l’apertura di nuovi pascoli o terre coltivabili. Il regolamento, invece, vuole andare verso una tutela di questa risorsa per la sua capacità di stoccaggio del carbonio.

Le critiche, però, vengono anche da alcune organizzazioni ambientaliste. Gli esperti di foreste di FERN dichiarano infatti che, nonostante il miglioramento parziale, la proposta della Commissione Ambiente rappresenta un compromesso. Infatti non verrebbero adeguatamente conteggiate le colture forestali utilizzate per la produzione di bioenergie, che nel 2009 sono state inserite nella Direttiva sulle energie rinnovabili e quindi incentivate come non inquinanti. Secondo gli ambientalisti, l’aumento della deforestazione per la produzione di bioenergie tra il 2009 e il 2012 non verrà adeguatamente preso in considerazione nel calcolo LULUCF, perché la Direttiva le classifica come strumento di mitigazione del cambiamento climatico. Anche Birdlife Europe e Transport&Environment mostrano scetticismo sulla sostanziale moratoria per la gestione forestale a fini energetici: al totale di legname prelevabile, infatti, andrebbero aggiunti 75 milioni di metri cubi in più ogni anno per il settore energetico da quando è in vigore la Direttiva sulle rinnovabili. Volumi che invece restano fuori dal calcolo.