Fiat Chrysler alla sbarra a Detroit per le emissioni diesel. Nel mirino 104 mila veicoli venduti tra il 2014 e il 2016 con un dispositivo non dichiarato per barare sugli ossidi di azoto.
(Rinnovabili.it) – Fiat Chrysler, come Volkswagen, avrebbe utilizzato illegalmente un software per aggirare il controllo delle emissioni diesel su 104 mila vetture vendute dal 2014. Per questo l’amministrazione USA ha deciso di fare causa all’azienda italo-statunitense di diritto olandese. Il governo ha depositato la denuncia presso la Corte distrettuale di Detroit, e si candida ad essere il secondo detonatore del caso FCA nel mondo. Le autorità di regolamentazione in diversi continenti, infatti, stanno mettendo nel mirino l’azienda di Marchionne per lo stesso motivo che ha portato, il 23 settembre 2015, alle dimissioni del CEO di VW Martin Winterkorn.
Di pochi giorni fa, infatti, è la notizia che la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per aver coperto le scorrettezze di Fiat. Inoltre, numerosi altri stati USA e lo stesso Dipartimento di giustizia hanno cause penali aperte con l’azienda.
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La causa intentata ieri potrebbe portare ad un patteggiamento, come nel caso Vw, che dal canto suo potrebbe dover spendere fino a 25 miliardi di dollari per rientrare nella legalità. Tuttavia nel caso Fiat, per ora, le auto contestate sono molte meno delle 500 mila che hanno coinvolto l’azienda tedesca. La differenza è che se Volkswagen ammise di aver barato, Fiat nega ogni illecito. Se venisse scoperto il contrario, sarebbe ancor più grave per la reputazione dell’azienda.
Reuters ha riferito la scorsa settimana il Dipartimento di Giustizia e l’Agenzia di protezione ambientale (EPA) hanno acquisito alcune e-mail interne e documenti scritti in lingua italiana da VM Motori SpA, unità di Fiat Chrysler che ha progettato il motore sotto inchiesta. Le comunicazioni, scrive l’agenzia, riguardano lo sviluppo del motore e le emissioni e sollevano questioni significative.
A lavorare sulla calibrazione del motore e il controllo delle emissioni presso la sede del Michigan di FCA sarebbero stati, secondo l’accusa, dipendenti italiani di VM Motori. In questa fase sarebbero stati inseriti dispositivi non dichiarati che avrebbero portato, nei veicoli venduti tra il 2014 e il 2016, ad un aumento delle emissioni diesel. In particolare, si tratta di ossidi di azoto (NOx), particelle corresponsabili di smog e problemi respiratori.
Ora Fiat rischia di dover richiamare oltre 100 mila vetture e spendere fino 4,6 miliardi per legalizzarle. Per ora le azioni sono scese di oltre il 4%.