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Inaugurato Archimede, il termodinamico del futuro

17.300 i pannelli a specchi istallati a coprire una superficie superiore a 30.500 metri quadrati. Il campo solare Archimede ha una capacità di 5 MW e permetterà la produzione di energia stoccando il calore del sole per poi utilizzarlo nelle ore notturne

L’Enel ha inaugurato oggi a Priolo Gargallo (SR) la centrale solare termodinamica da 61 milioni di euro chiamata _Archimede,_ in onore dell’omonimo matematico che utilizzò, secondo quanto ci tramanda la storia, i famosi specchi ustori contro le navi romane durante l’assedio di Siracusa. La cerimonia si è svolta alla presenza del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, dell’Ad e direttore generale Enel Fulvio Conti del presidente della Provincia di Siracusa Nicola Bono e del sindaco di Priolo Gargallo, Antonello Rizza. Per Cesare Fera, presidente di Anest, l’associazione nazionale dell’energia solare termodinamica, “l’inaugurazione della centrale Archimede a Priolo è un’ottima notizia, che salutiamo con gioia. Oggi l’Italia segna una nuova tappa nella sua storia di utilizzo delle energie rinnovabili, con l’attivazione del primo impianto ad energia solare termodinamica. Si tratta di un momento particolarmente importante in quanto il solare termodinamico è una tecnologia italiana, che proprio nel nostro Paese offre estese possibilità di sfruttamento, come già hanno fatto finora Stati Uniti e Spagna”. L’evento segna l’impegno dell’Enel nello sviluppo e nella diffusione del termodinamico come traino per l’intera filiera produttiva. Attraverso il progetto si andrà così a stimolare la creazione di energia e di nuovi posti di lavoro calcolati nell’ordine dei 50.000 nuovi impieghi nell’arco del decennio prossimo grazie all’adesione di numerose associazioni all’Anest per un totale di circa 40 milioni di euro investiti nella ricerca, 30 nella filiera produttiva e 900 nella realizzazione degli impianti produttivi.
“Archimede” deve la sua forza alla possibilità di incamerare ingenti quantità di energia termica e conservarla per garantire, nelle ore di buio, la produzione di energia elettrica superando le problematiche legate alla tecnologia solare. Mediante specchi parabolici, infatti, i raggi del sole vengono concentrati verso tubature percorse da un fluido composto da sali fusi (nitrato di sodio e nitrato di potassio) che si riscalda per poi essere raccolto in appositi serbatoi e successivamente impiegato per scaldare acqua e produrre il vapore necessario per alimentare un generatore, motore per le turbine che generano l’energia senza bisogno di impiegare combustibili fossili altamente inquinanti.

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