Per le fonti rinnovabili uno sviluppo graduale ma stabile. Solo nel settore elettrico, sono stimati 50.700 posti di lavoro legati alle green energy
(Rinnovabili.it) – Negli anni 2014-2016 le fonti rinnovabili hanno consolidato il proprio ruolo di primo piano in Italia. Lontane dai fasti che hanno caratterizzato il settore fino al 2013, oggi costituiscono “una componente importante e stabile dello sviluppo sostenibile del Paese”, anche in termini di ricadute occupazionali. A tracciarne il quadro generale è la Situazione energetica nazionale 2016, il rapporto curato dal Ministero dello Sviluppo economico. Il documento – pubblicato in anticipo in vista dell’ormai prossima presentazione della SEN in Parlamento – illustra in maniera sintetica l’andamento del settore energetico.
Tra i dati riportati anche quelli inerenti le fonti rinnovabili italiane la cui crescita ha abbandonato rapidi ritmi del passato per entrare, dal 2014 in poi, in una fase più matura e costante. Fase nella quale – si legge nel report – dove ancora necessario, è possibile promuovere uno sviluppo equilibrato con minori risorse.
Situazione energetica nazionale 2016: focus rinnovabili
Per quanto riguarda il settore elettrico, le stime preliminari relative al 2016 indicano una produzione lorda da FER pari a circa 106 TWh, in flessione di circa 3 TWh rispetto al 2015. Nessuna sorpresa nei numeri, frutto dell’elaborazione dei dati GSE e Terna. L’idroelettrico è il comparto che mostra il calo più vistoso, ma mantiene ancora la percentuale più alta all’interno del mix elettrico verde (39%).
Sono invece circa 10,4 Mtep i consumi complessivi di energia da FER per riscaldamento. Anche in questo caso le stime sono ancora provvisorie, ma sembrerebbero indicare un leggero calo, ascrivibile alle temperature meno rigide del 2016. Rispetto al totale, 9,5 Mtep sono stati consumati in modo diretto (attraverso caldaie, stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di sfruttamento del calore geotermico), mentre i restanti 0,9 Mtep in forma di calore derivato, ovvero calore prodotto da attività di trasformazione (principalmente impianti di cogenerazione e sistemi di teleriscaldamento alimentati da bioenergie).
Ricadute economiche ed occupazionali
Nel complesso, la situazione energetica nazionale 2016 deve ancora molto alle green energy sul fronte occupazionale. Le ricadute, solo nel settore elettrico, sono stimate in circa 15.200 Unità Lavorative Annue (ULA) temporanee, sia dirette che indirette, legate alla realizzazione di nuovi impianti, e circa 35.500 ULA permanenti (dirette e indirette) associate all’attività di gestione e manutenzione di quelli già in esercizio. Il contributo maggiore? Arriva dal fotovoltaico con circa 4.300 e 11.800 ULA, rispettivamente temporanei e permanenti. Le stime occupazionali riflettono i vettori di spesa ottenuti dalla ricostruzione dei costi per investimenti (realizzazione di nuovi impianti) e dei costi di gestione e manutenzione degli impianti (O&M).