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Rifiuti di plastica in mare, il minireattore navale li trasforma in diesel

Da un chimico organico e un velista arriva la risposta tecnologica all’inquinamento oceanico: un piccolo macchinario da istallare a bordo delle navi per convertire i rifiuti in carburante

Rifiuti di plastica in mare, il minireattore navale li muta in diesel

 

(Rinnovabili.it) – Il problema dei rifiuti di plastica in mare non conosce confini: ha contaminato coste, acque superficiali e profondità oceaniche, senza risparmiare neppure i Poli. Parliamo di miliardi e miliardi di chili di rifiuti polimerici che, come mostra la prima mappa sulla distribuzione del littering marino, oggi mettono a rischio migliaia di specie animali.

Una delle soluzioni a valle del problema potrebbe consistere nel riciclo “sul posto”. L’idea arriva da Swaminathan Ramesh e James Holm, rispettivamente un chimico organico e un velista. Insieme stanno sviluppando un minireattore di bordo in grado di trasformare i rifiuti di plastica in mare direttamente in diesel per le imbarcazioni.

 

La seconda vita dei rifiuti di plastica in mare

Il processo impiegato è quello di pirolisi: si applica elevato calore ad un materiale in assenza ossigeno, in maniera tale che si cuocia, per così dire, senza bruciare. Il risultato? I polimeri plastici si spezzano in catene di idrocarburi più piccole da cui ottenere il diesel.

Il merito del giovane chimico è stato però quello di riuscire a fare tutto ciò senza complesse e costose operazioni di raffinazione. Ramesh ha sviluppato un catalizzatore metallocenico depositato su un materiale di supporto poroso che, accoppiato con una reazione di pirolisi controllata, produce gasolio direttamente utilizzabile dai motori.

 

Una volta messo a punto la tecnica, il progetto si è concentrato sulla realizzazione di un sistema mobile su piccola scala, in grado di adattarsi a spazi ridotti. Le temperature di esercizio sono inferiori a quelle normalmente impiegate: funziona tra i 350° e 380° C. “Il sistema catalitico permette anche di effettuare la pirolisi come un processo di alimentazione continuo per ridurre l’impronta di tutto il sistema”, spiega Ramesh.

 

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Non mancano ovviamente le criticità: la quantità di plastica raccolta dall’oceano dovrebbe poter bilanciare il carburante speso nel processo, e le quantità di rifiuti ottenuti setacciando le acque in superficie potrebbero non essere abbastanza per risolvere il problema. Inoltre il team ammette che, per ora, il processo funziona solo con alcuni tipi di plastica, il che significa che avrebbe bisogno di una selezione manuale prima di impiegare il minireattore.

Holm e Ramesh hanno presentato il loro reattore la scorsa settimana al National Meeting and Exposition of the American Chemical Society. Il passo successivo, dicono, è quello di condurre un progetto dimostrativo per il governo della città di Santa Cruz, in California.

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.