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Mangrovie e dugonghi, ennesime vittime di El Nino in Australia

I cambiamenti climatici hanno dato il colpo di grazia all’ecosistema del golfo di Carpentaria: morti 7.000 ettari di mangrovie, ora sono a rischio anche pesci e il dugongo, specie già a rischio estinzione

Mangrovie e dugonghi, ennesime vittime di El Nino in Australia

 

(Rinnovabili.it) – Dopo lo sbiancamento dei coralli su una scala mai vista e la scomparsa delle foreste di alghe, l’Australia assiste all’ennesima catastrofe ambientale causata dai cambiamenti climatici e dalla furia di El Nino. Mentre tutti gli occhi erano puntati sulla Grande Barriera Corallina, nel grande golfo di Carpentaria che affaccia sulla Nuova Guinea si è verificata la più grande strage di mangrovie che la storia ricordi.

Il fenomeno ha colpito una striscia di 700 km di costa e minaccia l’intero ecosistema dell’area. Queste piante, infatti, funzionano come una sorta di rene naturale: filtrano e purificano le acque, permettendo così a diverse specie di pesci di vivere e riprodursi in questo ambiente. In più proteggono anche la stessa barriera corallina e la flora acquatica, perché sono in grado di bloccare i sedimenti immessi nell’oceano dai fiumi. E la catena di effetti disastrosi non si ferma qui, purtroppo: senza le mangrovie niente alghe, e senza alghe le tartarughe e i dugonghi perdono il principale ingrediente della loro dieta.

 

el ninoL’allarme è stato lanciato da Norm Duke, esperto di ecologia delle mangrovie della James Cook University, che ha passato le ultime settimane in ricognizione nella zona colpita per sincerarsi dei reali danni patiti dall’ecosistema. Dai suoi rilievi emerge che le mangrovie morte per l’eccessivo riscaldamento delle acque coprono un’area di 7.000 ettari. In passato ha osservato casi simili di morìe cicliche nelle mangrovie, ma mai di tale estensione e concentrate in un lasso di tempo di appena un mese.

Le cause di questa catastrofe ambientale dipendono tutte dai cambiamenti climatici e si sono accavallate tra loro sommando gli effetti, fino a formare un cocktail letale. Prima il riscaldamento delle acque e delle temperature atmosferiche a livello del mare, che negli ultimi due anni sono state sempre sopra la media. Poi l’assenza di precipitazioni, anche questa ben distante dalla norma. Ciò ha spinto le foreste di mangrovie verso il loro limite di tolleranza. L’arrivo di El Nino ha dato il colpo di grazia.