Ad un anno dall'entrata in vigore della Legge sugli ecoreati, cosa è cambiato per la filiera RAEE nella lotta agli illeciti? Di questo e dei progressi normativi si è parlato in una giornata studio a Castel Volturno
(Rinnovabili.it) – Da quest’anno sono in vigore i nuovi obiettivi di raccolta differenziata per i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). La legge il 19 gennaio 2012 prevedeva infatti che a partire dal 2016 la percentuale di raccolta salisse ad un obiettivo ben definito: 45 tonnellate di RAEE per ogni 100 tonnellate di apparecchiature messe sul mercato nei tre anni precedenti. Guardando al 2015, periodo in cui l’Italia ha evitato alla discarica il 30 per cento dell’e-waste, potrebbe sembrare un obiettivo arduo, ma non è così. Il ciclo di questi rifiuti è migliorato molto in questo anni, merito di consapevolezza sempre più diffusa e dell’opera di consorzi come il COBAT, impegnati nel raggiungimento di target sempre più alti: il dato della raccolta è da considerarsi discreto ma migliorabile, soprattutto se confrontato con quello di Paesi quali la Francia (37,87%) o la Germania (40,66%).
Il gap da colmare (e pari quasi a metà del nostro “urban mining”) si trova soprattutto nella prima fase della filiera raee, ossia la loro immissione nel sistema. Attorno al mercato legale, infatti, ne prospera un altro illecito fatto di discariche abusive e traffici illegali anche oltre i confini italiani che, attraverso lavoro nero e manodopera a basso costo, alimenta l’ecomafia e impoverisce il sistema Paese. Una piaga di cui si è parlato durante la giornata di studio sulla Legge 68/2015, meglio nota come Legge sugli ecoreati, nel centro nazionale di formazione del Corpo Forestale di Castel Volturno.
Ad un anno dall’entrata in vigore del provvedimento che ha inserito i crimini ambientali nel Codice Penale, Fondazione UniVerde, il Corpo forestale dello Stato, Coldiretti e Cobat, hanno fatto il punto della situazione per capire quanto sia cambiato in termini di risultati nella lotta all’ecomafia. I primi segnali di un’inversione di tendenza – come ha spiegato Cesare Patrone, Capo del Corpo forestale dello Stato – sono tangibili, ma le radici della criminalità sono ancora profonde nel territorio nazionale. Un primo risultato si può toccare con mano: con l’entrata in vigore della legge si è registrata una leggera flessione per i reati ambientali, mentre sono cresciuti gli arresti.
Se si sposta la lente d’ingrandimento solo solo sulla filiera RAEE si comprende come gli ecoreati non danneggino solo salute e ambiente ma sottraggano anche risorse economiche importanti per il Paese. “Nella gestione dei rifiuti tecnologici molte aziende si rivolgono a soggetti non autorizzati, pensando di risparmiare. In realtà non è così – spiega De Persio , direttore operativo Cobat– Oltre al rischio di sanzioni, peraltro piuttosto salate, queste pratiche creano una turbativa di mercato che genera concorrenza sleale, altera i reali costi di gestione dei rifiuti e crea danni all’ambiente e, di riflesso, alla salute”.
Il gap tra aziende virtuose e non, rimane sensibile, indice di una normativa da migliorare ma anche un processo di consapevolezza che abbracci tutta la società. “Su questo fronte – continua De Persio – è fondamentale l’azione delle forze dell’ordine, con cui collaboriamo attivamente. Ma serve soprattutto una maggiore coscienza ambientale da parte di tutti, cittadini e imprese. Serve la consapevolezza che l’economia circolare, oltre a tutelare l’ecosistema, genera ricchezza e posti di lavoro. Soprattutto a livello locale”.
Consapevolezza, controlli capillari e soprattutto tracciabilità, sono i fiori all’occhiello del lavoro portato avanti dal Consorzio. Nel 2015, i 1.176 punti di raccolta in tutta Italia, cresciuti del 34% rispetto al 2014, hanno recuperato circa 19 milioni di kg di RAEE (+151% sull’anno precedente). Gli incrementi più significativi si sono avuti nei Raggruppamenti R2 (grandi bianchi) e R4 (piccoli elettrodomestici). Il maggiore quantitativo raccolto appartiene al Raggruppamento R3 (TV e monitor) con più di 11 milioni e mezzo di kg. Inoltre Cobat ha raccolto circa 56 mila kg di moduli fotovoltaici giunti a fine vita, confermando la sua leadership nel settore; leadership conquistata anche grazie al sistema che permette una totale tracciabilità dei moduli e alle solide garanzie finanziarie: servizi che ha offerto ai Soci ben prima che questi diventassero un requisito di legge.