Si tratta solo di un progetto di ricerca, ma quello che a regime sarà l’impianto solare più grande al mondo per la sua tipologia, potrebbe rispondere ai bisogni elettrici di un centinaio di famiglie e occupare la stessa area di un tetto d'un centro commerciale
(Rinnovabili.it) – Si tratta di un impianto sperimentale ma una volta realizzato potrà vantare il titolo della più grande centrale solare termodinamica ad aria del mondo. Parliamo del progetto dell’agenzia australiana _Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation_ (CSIRO) che con l’obiettivo di realizzare un impianto al tempo stesso economico ed efficiente sta sperimentando una tecnologia termodinamica che sfrutti l’aria lì dove normalmente è usato il vapore acqueo. Il sistema funziona più o meno allo stesso modo che con una convenzionale torre solare. Un campo di specchi o eliostati concentrano i raggi del sole alla sommità della torre dove un sistema a ciclo di Brayton-Joule sfrutta l’energia solare concentrata per riscaldare l’aria compressa, che si espande attraverso una turbina da 200 kW.
Questa settimana il CSIRO ha iniziato l’installazione dei 450 eliostati necessari alla centrale presso l’agenzia del National Solar Energy Centre (NSEC) a Newcastle, nel New South Wales. L’impianto di prova si estende per circa 4.000 metri quadri e servirà principalmente per perfezionare tale tecnologia al fine di rendere questa fonte energetica più economica e più efficiente per le zone desertiche. Ad esempio, a differenza delle centrali a vapore solare d’oltremare, oltre a non aver bisogno di un rifornimento idrico, il progetto utilizza componenti più piccoli e più economici che possono essere prodotti su larga scala.
“Le regioni più assolate del mondo – come il nord-ovest dell’Australia – sono anche le regioni con la più bassa piovosità”, ha spiegato James McGregor, direttore del progetto. “Molte delle città minerarie in quella parte del mondo si affidano al diesel per la generazione di energia elettrica, quindi il nostro target di mercato iniziale nei prossimi cinque anni sarà proprio l’industria mineraria”. L’agenzia ha inoltre calcolato che l’energia e le emissioni di carbonio associate all’acciaio, alluminio e silicio necessari per costruire l’impianto saranno compensate entro due anni.