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Dalla città alle eco-isole di Shimizu, la vita urbana prende il largo

Moduli urbani galleggianti nelle acque del Pacifico equatoriale. La visione del mondo futuro prende forma all’insegna dell’auto sufficienza energetica, delle zero emissioni e zero rifiuti

(Rinnovabili.it) – L’idea di ricorrere ai grandi spazi aperti dell’oceano per soddisfare i bisogni di energia rinnovabile non è nuova, ma la visione della vita urbana nel prossimo futuro partorita dalla giapponese Shimizu Corporation va ben al di là di sfruttare il potenziale green del mare per rifornire le città sulla terra ferma. A finire in mezzo alle onde stavolta non sono infatti solo gli impianti di produzione energetica ma tutto l’insediamento urbano. E cosi prendono vita, per ora solo su carta, le *Green Float,* città galleggianti della società nipponica, centri urbani da realizzare nell’Oceano Pacifico equatoriale completamente auto-sufficienti e con una propria impronta di carbonio assolutamente negativa, vale a dire in grado di sequestrare più anidride carbonica di quella prodotta.
La Shimizu Corporation, insieme con il Super Collaborative Graduate School e Nomura Securities, si sta occupando delle questioni tecniche inerenti la fase di realizzazione. Il concept per ora è composto da singole cellule galleggianti o distretti, simili ad una sorta di ninfee con un raggio di 1 km, che costituirebbero un villaggio compatto in grado di ospitare da 10.000 a 50.000 persone.
La maggior parte degli abitanti vivrebbe nella *”City in the Sky”,* immensi grattacieli realizzati al centro delle cellule circolari, mentre una serie di villette a schiera situate sul bordo esterno della circonferenza esterna della struttura fornirebbe l’ulteriore zona residenziale del *“Waterside”.*
Secondo i progettisti la forma compatta della città da sola consentirebbe una riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 attraverso una maggiore efficienza dei trasporti e della distribuzione, mentre il risparmio energetico conferito da un maggiore isolamento termico, l’efficienza dell’infrastruttura e le tecnologie di prossima generazione impiegate, fornirebbe un’ulteriore riduzione del 30 per cento. Un taglio della quota emissiva arriverebbe anche dalla produzione energetica affidata a futuristici satelliti solari, alla conversione dell’energia termica oceanica e alle moderne tecnologie di sfruttamento dell’energia eolica e delle onde. Il progetto mira ad essere completo e a rispondere quindi a tutte le voci che giudicano la sostenibilità di una comunità: spazio avranno dunque anche il riciclo dei rifiuti e la loro trasformazione in materie prime ed energia.
Le isole, spiegano ancora i progettisti di Shimizu Corporation, dovrebbero essere collocate in prossimità dell’equatore in quanto zona al riparo dai tifoni e dal clima stabile. Si tratta di un’altra idea bizzarra e poco realista come tante altre? Secondo la società nipponica no, e con non poca ambizione ha già dichiarata la propria speranza di vedere il progetto divenir realtà entro il 2025. E’ fuori questione che molta della tecnologia riporta nel concept, il primo modellino in miniatura è stato esposto al recente Salone dell’Innovazione dell’Università del Giappone 2010, non esiste ancora, ma questo non sembra scoraggiare la Shimizu Corporation che si è detta pronta a lavorare con Collaborative Super Graduate School, e Nomura Securities per ottenere i tasselli mancanti.

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