Entro la fine dell’anno, la capitale cinese adotterà a misure drastiche per tagliare il pesante inquinamento dell’aria. Colpiti alberghi, ristoranti e officine
(Rinnovabili.it) – Entro il 2016, Pechino chiuderà 2.500 piccole imprese inefficienti in un tentativo estremo di combattere l’inquinamento dell’aria. La notizia della serrata di massa viene da Xinhua, l’agenzia di stampa nazionale, la quale ha citato fonti dell’amministrazione della capitale.
Nonostante poche notizie in merito giungano fino in occidente, ogni anno migliaia di proteste scoppiano in Cina a causa dello smog persistente che ammorba le sue città. In particolare, la capitale è stata sommersa durante l’inverno da una cappa grigio-giallastra, che ha reso l’aria irrespirabile. Le autorità hanno consigliato ai cittadini di limitare al massimo le uscite e costretto a barricarsi in casa milioni di persone.
Da qui la decisione, in quattro distretti pechinesi, di procedere alla chiusura delle 2.500 piccole imprese entro la fine dell’anno. La crescita esponenziale di attività altamente energivore nel settore della ristorazione, alberghi e officine meccaniche ha contribuito, secondo i funzionari, a far schizzare in alto i livelli di inquinanti nell’aria.
Il mese scorso Pechino ha diffuso per le prime due volte nella sua storia un “allarme rosso” per l’inquinamento atmosferico, che ha decretato misure di sicurezza come la chiusura delle scuole. Sabato scorso, il Ministero dell’Ambiente ha avvertito che una pesante cappa di smog sarebbe tornata durante la settimana ad avvolgere la capitale, la provincia dell’Hebei e la vicina Tianjin.
Nel 2015 i dati ufficiali hanno registrato, a Pechino, un livello medio di PM2.5 di 80,6 microgrammi per metro cubo, 1,3 volte in più rispetto alla media nazionale.
La Cina ha promesso di tagliare il consumo di carbone e pensionare le industrie più inquinanti, ma i funzionari ambientali ammettono che il Paese difficilmente riuscirà a soddisfare le norme sulla sulla qualità dell’aria prima del 2030. Situazione che appare ancora più in salita da quando, a dicembre, è emerso che i dati sul consumo di carbone fotografavano una situazione ben peggiore di quanto annunciato dal governo in precedenza.