La mappa prodotta dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, illustra come intensi sforzi di adattamento e mitigazione eviteranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico sulla fame a livello mondiale
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico sta affamando il sud del mondo. Lo ha spiegato la Fao solo qualche giorno fa con un report dettagliato sui danni provocati dal clima sulla sicurezza alimentare e torna a ricordarcelo oggi un altro ente delle Nazioni Unite, il programma alimentare mondiale WFP. E se da un lato la FAO ci presentava i pesanti numeri dei disastri causati il 2003 e il 2013 – il periodo analizzato nel rapporto –, il WFP ci porta invece nel futuro, ad osservare quello a cui andremo incontro senza un accordo ambizioso contro il cambiamento climatico.
Il programma ONU, in collaborazione con il Met Office Hadley Centre, ha realizzato una mappa virtuale che esamina da vicino le modalità con cui i cambiamento climatici, nel tempo, possono aumentare l’insicurezza alimentare. Sappiamo già (dati Oxfam) che nel sud dell’Africa, in Asia e America centrale oltre 10 milioni di persone stanno soffrendo la fame a causa della siccità e delle piogge anomale legate alle temperature da record del 2015 e per le conseguenze di un ‘El Nino’ che quest’anno potrebbe essere tra i più intensi mai registrati.
Ma cosa accadrà da qui a 2050, limite temporale su cui si gioca gran parte della partita climatica? Le risposte arrivano direttamente dalla mappa che mostra i possibili scenari a cui il Mondo andrà in contro a seconda del grado di impegno climatico e delle lavoro sul fronte dell’adattamento. “Questa mappa offre un quadro amaro di come i disastri climatici conducano alla fame. A Parigi, dobbiamo decidere tra un mondo futuro dove porre fine alla fame è possibile – o uno dove noi e ogni generazione a venire continuerà questa battaglia persa contro il flagello della carestia,” spiega la Direttrice Esecutiva del WFP, Ertharin Cousin.
“Aiutare le persone vulnerabili ad adattarsi e a costruire la resilienza ai problemi collegati al clima significa identificare fondi sufficienti e prevedibili e, al tempo stesso, investire in un futuro a basso livello di carbonio”, ha aggiunto Cousin. “Solo se i leader faranno un buon lavoro a Parigi riusciremo a porre fine all’insicurezza alimentare entro il 2030”. Quello che risulta evidente “giocando” con i valori della mappa è che indipendentemente dalle emissioni di gas serra milioni di persone saranno esposte a una maggiore vulnerabilità all’insicurezza alimentare entro il 2050. Questo a causa dell’inerzia nel sistema climatico (vale a dire una risposta ritardata del riscaldamento globale dovuto alle emissioni passate). Tuttavia, mostra anche che gran parte dell’aumenta vulnerabilità potrebbe essere controbilanciata da misure di adattamento.