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Nel Mediterraneo c’è un mare di rifiuti. Ecco come salvarlo

In due anni di campionamenti, Legambiente ha raccolto dati per fare una stima della grande piaga dei rifiuti nel Mediterraneo e proporre soluzioni

Nel Mediterraneo c’è un mare di rifiuti Ecco come salvarlo

 

(Rinnovabili.it) – Il Mare nostrum è zeppo di plastica e altri rifiuti, e le cose rischiano di peggiorare de non si frena l’afflusso di spazzatura nelle sue acque. Il quadro della situazione lo ha tracciato una indagine biennale di Goletta Verde,  la campagna di Legambiente, che ha percorso una rotta di 2.600 km scandagliando 120 kmq di mare. L’associazione ha prodotto il dossier Plastic Free Sea, in cui parla di un ecosistema delicato messo in pericolo dal marine litter, cioè dai rifiuti galleggianti, quelli adagiati su spiagge e fondali o quelli diventati tanti minuscoli e invisibili frammenti.

Dei 2.597 rifiuti galleggianti monitorati da Goletta Verde di Legambiente, ben il 95% è costituito da plastica. Teli e buste di questo materiale si possono trovare soprattutto nel Mar Adriatico (dove se ne contano 5 ogni kmq). Seguono cassette di polistirolo e frammenti (7%), bottiglie di plastica (6%), reti e lenze (5%), stoviglie di plastica (2%).

Il restante 5% dei rifiuti marini è costituito da carta (54%), legno manufatto (21%), metalli (12%), gomma (6%), tessili (4%) e vetro (3%). La densità maggiore della spazzatura si rileva nel Tirreno centrale, con 51 rifiuti per kmq. Seguono l’Adriatico meridionale (34) e lo Ionio (33).

Con l’aiuto dell’ISPRA, inoltre, Legambiente ha potuto condurre primo studio preliminare sulla presenza di microplastiche negli arcipelaghi italiani, raccogliendo campioni in 6 isole. Al largo di Ischia la concentrazione più allarmante di questi pericolosi frammenti, dove sono state rilevate 528 microparticelle per 1.000 metri cubi di acqua.

 

Nel Mediterraneo c’è un mare di rifiuti Ecco come salvarlo 2«Purtroppo, la presenza dei rifiuti in mare rappresenta un fenomeno ubiquitario – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – È preoccupante constatare una presenza così massiccia di plastica, il rifiuto più persistente nell’ambiente ma anche quello più dannoso per l’ecosistema e la fauna marina. L’ingestione del marine litter, infatti, è stata documentata in oltre 180 specie marine. Un fenomeno che arreca a questi organismi, in particolare tartarughe e cetacei, gravi danni, spesso letali. Ma, purtroppo, il problema non è circoscritto ai soli rifiuti galleggianti ma è aggravato da tutto ciò che non è visibile. Parliamo delle tonnellate di rifiuti che giacciono sui nostri fondali ma anche delle microparticelle di plastica, risultato della frammentazione di rifiuti più grandi, la cui presenza è stata riscontrata in tutti i nostri campionamenti».

Per venirne fuori, l’associazione del cigno verde propone di mettere in campo delle politiche di prevenzione. «Con l’adozione degli obiettivi europei, un unico standard di valutazione, l’aumento del riciclaggio dei rifiuti e del packaging, la riduzione e l’eliminazione delle discariche» si avrebbe la massima riduzione del marine litter (-35,45%) e un ricavo sui costi di 168,45 milioni di euro l’anno», stima Legambiente.