Crescono le rinnovabili, arretra il carbone. Ma i prezzi bassi del petrolio devono far alzare la guardia: posso determinare problemi di sicurezza energetica e rallentare l'efficienza energetica
(Rinnovabili.it) – La transizione energetica è oramai avviata: oggi le rinnovabili contribuiscono per circa la metà alla nuova capacità di generazione elettrica a livello mondiale e, con 130 GW di capacità istallata solo nel 2014, sono già diventate la seconda più grande fonte di elettricità dopo il carbone. Per assistere al sorpasso basterà aspettare i primi anni del 2030: nonostante questa fonte fossile abbia aumentato la sua quota del mix energetico globale dal 23% del 2000 al 29% di oggi, il suo slancio “sta scemando” e il carburante sta affrontando un rovescio della fortuna che potrebbe mandarlo in cui in pensione anticipata nei prossimi 25 anni.
Produzione energetica disaccoppiata dalla CO2
A segnare le direttrici di questo cambiamento è l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) dalle pagine del suo World Energy Outlook 2015 (WEO 2015). Secondo lo scenario centrale del documento la domanda di energia crescerà dell’1% l’anno fino 2040, circa la metà della media annuale che il pianeta ha avuto a partire dal 1990. Di pari passo si intensificheranno le politiche di sostegno a questo cambiamento – come dimostrano il Clean Power Plan degli USA o il progetto cinese di un mercato del carbonio – che faranno sì che le emissioni di CO2 della produzione energetica aumentino al 2040 a un tasso pari ad un quinto quello del passato, rompendo definitivamente quel rapporto uno a uno che oggi lega i gas serra all’energia.
LA COP21 non può mancare il bersaglio
Non è però il momento di rilassarsi, avverte la IEA. “E’ ancora necessaria un’importante correzione di rotta per poter raggiungere l’obiettivo climatico globale” dei 2° C. “I leader mondiali riuniti a Parigi devono stabilire una chiara direzione per la trasformazione accelerata del settore energetico mondiale”, ha affermato il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol.
Il risultato netto delle variazioni riportato nello scenario centrale del WEO 2015 è che l’aumento delle emissioni legate all’energia rallenterà drasticamente, ma la traiettoria delle emissioni comporterà un aumento della temperatura a lungo termine di 2,7 °C entro il 2100. Ecco perché a Parigi non si deve mancare la meta. “In quanto più grande fonte di emissioni globali di gas serra, il settore energetico deve essere al centro dell’azione globale per affrontare il cambiamento climatico”, ha affermato Birol. “La IEA è pronta a sostenere l’attuazione dell’accordo raggiunto a Parigi con tutti gli strumenti a nostra disposizione, per monitorare i progressi, promuovere migliori politiche e sostenere l’innovazione tecnologica per un sicuro e sostenibile futuro energetico”.
Petrolio sì, petrolio no
Uno dei punti caldi da tenere sott’occhio in questo momento storico sono i prezzi del petrolio: la caduta libera delle quotazioni del barile richiede necessariamente sforzi politici più forti, in modo da non ostacolare la trasformazione del settore energetico.
Se è vero infatti che da un lato prezzi più bassi hanno facilitato alcuni cambiamenti politici positivi, come ad esempio la riforma delle sovvenzioni al consumo di combustibili fossili in India e Indonesia, è anche vero che, se dovessero perdurare per un periodo prolungato, potrebbero scoraggiare nuovi investimenti nell’efficienza energetica fino al 2040. Inoltre un periodo esteso di prezzi del petrolio più bassi, pur avvantaggiando di fatto i consumatori, determinerebbe problemi di sicurezza energetica aumentando la dipendenza da un numero ristretto di produttori low cost o creando le condizioni per un rimbalzo brusco delle quotazioni al diminuire degli investimenti nella produzione.