Lo Smart City Report del PoliMi ha evidenziato come lo scarto tra l'Italia ed il resto d'Europa sia causato dalla scelta dei business model e da poche partenership pubblico-privato
(Rinnovabili.it) – Oggi il PoliMi presenta lo Smart City Report, un’attenta analisi delle città intelligenti italiane, per individuare i motivi della distanza tra noi e le altre realtà europee. Quali sono le cause di questo scarto? Dal report è chiaro che la differenza non è data dalle tempistiche degli investimenti, né dalla localizzazione geografica ma dalla scelta di un corretto “business model”.
Chi seleziona quali strategie applicare per originare il cambiamento in smart city deve scegliere un approccio organico agli interventi e non farsi frenare dalla burocrazia. Secondo il report gli ambiti in cui si muovono le scelte della amministrazioni sono fondamentalmente tre: tecnologie, attori e modelli di finanziamento. Montando questi “building block” si costruiscono i progetti a lungo termine, che per essere efficaci devono essere coordinati da una cabina di regia capace di tenere sotto controllo tutti gli aspetti di ogni programma.
L’analisi delle smart city italiane
Nell’analisi delle prime 50 città italiane ordinate per numero di abitanti è emerso che ben 16 di queste, il 32%, non hanno intrapreso nessun progetto significativo in ambito smart city, 7 hanno un numero interessante di progetti in atto e 13 sono nella fascia intermedia.
Per accelerare la trasformazione in città intelligente, oltre a scegliere un modello di business organico, le città italiane devono incrementare le partnership PPP (pubblico-privato), per aumentare le risorse a disposizione. Troppo spesso in Italia i progetti nascono in maniera puntiforme e non sono coordinati da una roadmap che tenga conto di tutti gli apetti dell’ecosistema cittadino, per questo gli investimenti in questo senso sono ancora contenuti quando potrebbero raggiungere 65 miliardi di euro, una cifra 7 volte più grande di quella attuale.