Le potenzialità inesplorate della geotermia nel Mezzogiorno e il caso Napoli, nelle pagine dell'ultimo rapporto Svimez presentato oggi a Roma alla Camera dei Deputati
(Rinnovabili.it) – La Regione Campania conta 98 pozzi geotermici e 56 sorgenti, di cui rispettivamente 69 e 32 nell’area metropolitana di Napoli: dati che, secondo Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, bastano per poter immaginare un futuro ad alto tasso di rinnovabili per il capoluogo partenopeo. “Immaginando la disponibilità della risorsa geotermica in media a 200 metri di profondità, si potrebbero sostituire le caldaie tradizionali con pompe di calore geotermiche per il riscaldamento e raffreddamento di tutti gli edifici, sia residenziali che produttivi, pubblici o privati, per l’intero territorio di Napoli e provincia, pari a oltre 40mila abitazioni, in quattro anni”. A raccontare il sogno di una Napoli geotermica è l’ultimo rapporto dell’Associazione, un documento di oltre 60 pagine che, attraverso i dati più significativi sull’andamento dell’economia e della società meridionali, offre una puntuale istantanea del Sud Italia.
Le energie rinnovabili nell’Italia meridionale
E nel capitolo espressamente dedicato ai drivers di sviluppo, non poteva mancare la voce “energia”, o più precisamente “energie rinnovabili”. L’espansione delle green energy riveste un ruolo fondamentale nella prospettiva di rilancio della crescita nazionale ed in particolar modo del Mezzogiorno dove esiste un vantaggio competitivo in termini di potenza prodotta da solare, eolico e biomasse; basti pensare che nel 2013 al Sud è stato prodotto il 53% dell’energia derivante da queste fonti (Puglia 16,7%, Sicilia 10% e Campania 7%). Se si parla di eolico, poi, alle Regioni di Convergenza va l’assoluta predominanza: il 97% degli impianti eolici italiani si trova in questi territori.
Quattro anni per realizzare una Napoli geotermica
La geotermia al Sud invece è “una storia ancora tutta da scrivere”, spiega Svimez in una nota stampa. “Lo sviluppo geotermico in particolare, soprattutto al Sud, potrebbe offrire importanti opportunità nella produzione di energia termica (per riscaldare e raffreddare) e, in un’ottica di più lungo periodo, nella produzione di energia elettrica, attività attualmente presente in Italia soltanto in Toscana”.
Secondo la banca dati nazionale geotermica CNR-ENI, ad esempio, la Regione Campania possiede risorse geotermiche abbondanti e disponibili a bassa profondità, cosa che rende più conveniente la realizzazione dei pozzi. “La stima del costo di sostituzione delle caldaie tradizionali con pompe di calore geotermiche è di circa 50mila euro per fabbricato composto da 10 appartamenti, immaginando la disponibilità della risorsa collocata a 200 metri di profondità. Se si ipotizza di avviare all’investimento, come primo intervento, il 25% del patrimonio residenziale della città di Napoli (corrispondente a 10.188 edifici), l’investimento sarebbe di circa 510 milioni di euro all’anno, più 100 di costi per servizi e manutenzioni (risorse provenienti dal Governo e dalla Regione), con un impatto annuo sul Pil napoletano dell’1,4%. Poiché sarebbero oltre 40mila le abitazioni relative all’intera provincia di Napoli, immaginando di distribuire il progetto in 4 anni, i posti di lavoro creati potrebbero essere circa 15mila”. Per rendere realtà il progetto di una napoli geotermica però sarebbe necessaria per prima cosa un censimento del territorio su aree zone della città molto circoscritte e specifici strumenti di incentivazione attualmente non presenti sotto forma di contributi diretti all’investimento.