Sono 700 le querele pendenti contro il colosso biotech più famoso del mondo da quando l’OMS ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno
(Rinnovabili.it) – Quella contro Monsanto e il glifosato sta trasformandosi in una class action, sebbene le 700 cause pendenti contro la più famosa multinazionale degli OGM nel mondo siano portate avanti spesso separatamente. I querelanti, che aumentano mese dopo mese, imputano al contatto prolungato con il glifosato l’insorgere di tumori e malattie. In particolare, le denunce si sono moltiplicate da quando la IARC, branca dell’Organizzazione mondiale della Sanità dedita alla ricerca sul cancro, ha valutato come «probabilmente cancerogeno» l’erbicida venduto dal colosso biotech.
L’ultima denuncia in ordine di tempo è stata presentata un paio di giorni fa alla Corte suprema del Delaware, da tre avvocati che rappresentano altrettanti clienti: l’accusa è che Monsanto, pur sapendo da lungo tempo che il suo prodotto diserbante aveva pesanti effetti sulla salute dei lavoratori agricoli (e non solo), ha continuato a venderlo. L’azienda «ha condotto una campagna prolungata di disinformazione per convincere le agenzie governative, gli agricoltori e la popolazione in generale che il Roundup era sicuro», si legge nella denuncia. Bastano le prove oggi raccolte per portare alla sbarra con successo un colosso industriale con una potenza economica in grado di far vacillare anche le corti più agguerrite?
«Possiamo dimostrare che la Monsanto sapeva dei pericoli di glifosato – dichiara Michael McDivitt, il cui studio legale in Colorado sta mettendo insieme i casi di 50 individui – Ci sono molti studi che certificano come il glifosato provochi questi tipi di cancro».
L’avvocato si riferisce, in particolare, al linfoma non-Hodgkin, malattia per la quale le responsabilità del Roundup sembrano essere da più parti confermate.
Monsanto, naturalmente, nega tutto, dichiarando che la classificazione dell’OMS è sbagliata e che il glifosato è tra i pesticidi più sicuri del pianeta: «Il glifosato non è cancerogeno – ha sentenziato la portavoce dell’azienda, Charla Lord, in una e-mail di risposta alla Reuters – Le più ampie statistiche sulla salute umana, compilate in tutto il mondo in merito ad un prodotto agricolo contraddicono le accuse dei processi».
Il Roundup, erbicida a base di glifosato, è utilizzato dagli agricoltori, da numerosi americani con l’hobby del giardinaggio e sui terreni agricoli o nei luoghi pubblici di tutto il resto del mondo, Italia compresa. Nel 2015, ha generato 4,8 miliardi di dollari di ricavi per la Monsanto.
Tuttavia, il business sembra vivere una fase di difficoltà, dal momento che le proteste esplose dopo la ricerca “bomba” dell’OMS hanno portato a reazioni politiche su scala globale. Diversi Paesi hanno vietato o posto moratorie sulla vendita del diserbante. Nel frattempo, alcuni studi legali hanno annusato l’affare e stanno pubblicizzando sui propri siti l’offerta di una analisi gratuita delle querele contro Monsanto basate sulle malattie sviluppate in seguito all’utilizzo del glifosato.