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Nuovi inceneritori: le ragioni del no

Zero Waste Italy chiama alla mobilitazione contro il dl applicativo dell’art.35 dello “Sblocca-Italia” che prevede 12 nuovi inceneritori

Nuovi inceneritori: le ragioni del no

 

(Rinnovabili.it) – Sbagliato nell’impostazione concettuale e con non pochi errori di calcolo e distorsioni dei fatti. E’ severa la bocciatura della legge sugli inceneritori da parte di Zero Waste Italy e delle altre associazioni scese in piazza oggi per ribadire le ragioni del NO. Le stesse, in parte, che hanno portato a schierarsi apertamente contro la nuova misura governativa tutte e 10 le regioni selezionate dal governo per ospitare i nuovi impianti. Proprio a loro si rivolge l’associazione, in questa seconda giornata di mobilitazioni contro il dl applicativo dell’art.35 dello “Sblocca-Italia”, chiedendo di “non firmare questo atto di prepotenza avvelenato ed autoritario”.

 

IL MITO DELL’INFRASTRUTTURA STRATEGICA

Domani 9 settembre si riunirà, infatti, la Conferenza Stato-Regioni con l’obiettivo di approvare lo schema del provvedimento; una volta ottenuti tutti i semafori verdi, l’incenerimento passerebbe da “attività di smaltimento” ad “attività di recupero” divenendo l’arma numero uno del Governo per uscire dal problema rifiuti.  Cosa vorrebbe dire nella pratica? La costruzione di 12 nuovi impianti d’incenerimento (3 nel nord Italia, 4 nel centro, 3 nel Sud e 2 in Sicilia) e la “ristrutturazione” e riapertura di impianti obsoleti.

Chi sostiene che queste centrali siano necessarie, come il ministro dell’ambiente Galletti, porta avanti la tesi della “necessità”: con una gestione in discarica del 40% dei rifiuti prodotti e una sanzione giornaliera da parte dell’Europa che inasprisce il problema, i termovalorizzatori diventano “infrastrutture strategiche” (sono così definite nella bozza del provvedimento). Soluzione oggi peraltro ampiamente ed efficacemente usata in Paesi come Germania o Svezia, paesi che in alcuni casi paghiamo affinché smaltiscano i nostri rifiuti.

 

CHI L’HA DETTO CHE DOBBIAMO INCENERIRE I RIFIUTI?

Perché allora questa strenua opposizione? Le ragioni di chi vi si oppone sono molteplici e ben ponderate, a cominciare dalla critica all’impostazione concettuale dello Schema di Decreto. Nel testo “l’obbligo di pretrattamento dei rifiuti” a cui l’UE ci richiama con la Direttiva 99/31 (e il cui mancato rispetto ci ha fatto meritare la salata multa) è recepito unicamente come ricorso a sistemi di trattamento termico, stabilendo che il rifiuto urbano residuo (RUR) debba necessariamente passare attraverso sistemi di incenerimento (o co-incenerimento). Questo, spiegano le associazioni, “non è condivisibile, né corretto, in quanto non c’è nulla che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, ed esistono invece altri sistemi di pretrattamento”.

 

I MODELLI VIRTUOSI MANDANO IN CRISI GLI INCENERITORI

Tra i motivi di opposizione, Legambiente ricorda anche come manchi perfino l’oggetto del contendere, e cioè i quantitativi di rifiuti: già oggi gli impianti da poco costruiti, come ad esempio quello di Parma, sono in grande difficoltà perché grazie alle raccolte differenziate domiciliari e la tariffazione puntuale non hanno più i rifiuti dal territorio che li ospita e sono costretti a cercarli da altre regioni. “E lo stanno facendo utilizzando proprio l’articolo 35 dello Sblocca Italia che smonta il condivisibile principio di prossimità, moltiplicando i viaggi dei rifiuti urbani da una parte all’altra del paese e permette anche di riautorizzare gli impianti sul carico termico massimo, aumentando i quantitativi di rifiuti da bruciare”.

 

ECONOMIA CIRCOLARE, QUESTA SCONOSCIUTA

In realtà a guardar bene, a livello tecnico nello schema di decreto, sono diversi i passaggi di calcolo segnalati come “errati, artificiosamente errati, ed al solo scopo strumentale di massimizzare il calcolo delle necessità di ulteriore incenerimento”.

“Il Governo, invece di impegnarsi a promuovere un Piano Nazionale del Riciclo e della Riparazione-Riuso (ed anche la reintroduzione del vuoto a rendere), misura che darebbe lavoro a centinaia di migliaia di persone (pensiamo ad esempio a tutte le operazioni di estrazione di metalli preziosi dai Rifiuti elettrici ed elettronici!) subisce la lobby degli inceneritori e delle fameliche multi utilities”, commenta Zero Waste Italy. “Se questo tentativo passasse si brucerebbe l’opportunità di estendere sempre più le buone pratiche verso Rifiuti Zero, decisive non solo per la tutela sanitaria ed ambientale delle comunità e dei territori, ma addirittura per la nostra intera economia, bisognosa delle materie prime-seconde contenute nei rifiuti”. Un calcio a risorse preziose pagato direttamente dalle bollette dei cittadini.

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.