Gli INDCS presentati finora alle Nazioni Unite deludono. Solo Etiopia e Marocco hanno avanzato contributi "sufficienti" per limitare il riscaldamento a 2 ° C
(Rinnovabili.it) – Gli INDCs, i piani nazionali taglia emissioni che i Paesi a livello mondiale stanno redigendo in vista della Cop21, sono troppo poco ambiziosi per riuscire davvero a fermare il cambiamento climatico. Deboli, confusi e improntati a date e sistemi di valutazioni differenti, i documenti che ad oggi circa 56 governi hanno consegnato alle Nazioni Unite (qui per avere un riassunto degli INDCs) sono ben lontani dall’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi centigradi. A lanciare l’allarme è il Climate Action Tracker (CAT), organismo di valutazione nato da quattro organizzazioni di ricerca europee; la ricerca ha valutato nel dettaglio 15 strategie “taglia CO2” presentate per il periodo successivo al 2020 rivelando chi si sia davvero impegnato e chi no: dei documenti analizzati, sette sono risultati “inadeguati”, tra cui quelli di Giappone, Australia e Canada, sei risultavano “medi”, compresi quelli presentati dai grandi emettitori (Cina, Stati Uniti e Unione europea) e solo due – Etiopia e Marocco – sono stati classificati come contributi “sufficienti” per limitare il riscaldamento a 2 ° C.
“E’ chiaro che se la riunione di Parigi dovesse chiudersi su questi impegni sul clima per il 2030, mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2 °C potrebbe diventare sostanzialmente irrealizzabile, e quella di 1.5 °C (il limite consigliato dal mondo scientifico) irraggiungibile”, ha commentato Bill Hare del CAT. Secondo l’analisi, gli impegni assunti finora determinerebbero aumenti di temperatura fino a 3 °C, con conseguenti impatti irreversibili sull’aumento del livello del mare e della frequenza di eventi meteorologici estremi.
Attualmente gli INDCs consegnati all’ONU coprono circa il 65 per cento delle emissioni globali, e il 43 per cento della popolazione mondiale.
Per rimanere sotto la soglia concordata dal mondo politico alla COP 20 (i celebri due gradi), che gli scienziati sostengono sia ridurre le emissioni di gas a effetto serra di circa 50 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti (GtCO2e) l’anno. All’appello peraltro, mancano ancora India, Brasile, Iran, Indonesia, Arabia Saudita, Sud Africa, Tailandia, Turchia, Ucraina, e Pakistan, che insieme rappresentano il 18 per cento delle emissioni globali.