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Le scimmie rallentano lo sviluppo del fotovoltaico indiano

L’impianto fotovoltaico sperimentale di Challakere serve a testare diverse tecnologie per l’energia solare. Ma i simpatici primati intralciano i progressi

Le scimmie rallentano lo sviluppo del fotovoltaico indiano 2

 

(Rinnovabili.it) – La rugiada mattutina sui pannelli solari è perfetta da sorbire con piccole leccate, mentre i cavi dell’impianto fotovoltaico scatenano una irresistibile voglia di sgranocchiarli. Le scimmie lo sanno bene, ed è per questo che nei pressi della città di Challakere, 150 chilometri a nord di Bangalore, ogni mattina si radunano a frotte sui pannelli e iniziano una festicciola interrotta, di quando in quando, da qualche addetto esasperato. Sono stati tentati vari metodi per cacciarle via, ma finora nessuno ha funzionato: un sistema ad ultrasuoni che avrebbe dovuto scacciarle ha ottenuto l’effetto opposto, attirando i primati. Quando qualcuno ha provato a dar loro del cibo per togliersele di torno, lo hanno accettato di buon grado, accoccolandosi poco lontano per consumarlo.

 

Le scimmie rallentano lo sviluppo del fotovoltaico indiano

 

L’impianto fa parte di un progetto, gestito dall’Indian Institute of Science, ed è un campo di sperimentazione della tecnologia solare a concentrazione. File di specchi parabolici con un rivestimento speciale in alluminio si estendono per una lunghezza pari a due campi da calcio e mezzo. Sopra di essi, sono montati i tubi dell’acqua investiti dalla luce solare riflessa. Quando l’impianto entrerà in funzione, fra poche settimane, l’acqua nei tubi verrà riscaldata a 200 °C, per arrivare ad uno scambiatore di calore collegato a una piccola turbina in grado di produrre 100 chilowatt di elettricità.

Questo piccolo impianto fotovoltaico è tuttavia di grande importanza per il Paese: servirà a vari produttori per testare vari materiali riflettenti e fluidi di scambio termico (come i sali fusi). Decine di piccoli sensori wireless raccoglieranno i dati e li invieranno via Internet all’Indian Institute of  Science, dove verranno analizzati e catalogati. L’obiettivo, secondo Praveen Ramamurthy, professore di ingegneria dei materiali, è quello di trovare le combinazioni di componenti che ottimizzino la resa degli impianti in India. Le condizioni climatiche estreme di alcune zone dello Stato, infatti, necessitano di un adattamento dei pannelli, non sempre costruiti per resistere a certe temperature. Anzi, quasi mai: «I moduli fotovoltaici che riceviamo sono certificati per climi moderati come quelli di Stati Uniti ed Europa – spiega Ramamurty – Così, dobbiamo adattarli».

 

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La promessa del premier, Narendra Modi, di trasformare l’India in uno dei più grandi mercati al mondo per il fotovoltaico, verrà messa alla prova dall’obiettivo di installare 100 gigawatt entro il 2022. L’India è un Paese di affamati di energia, dipendenti dal carbone, dove più di 300 milioni di persone vivono senza elettricità, cui se ne aggiungono altri che usufruiscono di un servizio inefficiente.

L’impianto di test a Challakere comprenderà solare a concentrazione e fotovoltaico convenzionale. Per quest’ultimo, si cerca di sviluppare polimeri che permettano di incapsulare i pannelli solari e ripararli così dalle alte temperature e dall’umidità, che tende a far marcire le sostanze adesive che tengono insieme più moduli. Anche la polvere è un grosso problema in India. E poi ci sono le scimmie.